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In Australia la legge che ammazza gli squali: in migliaia in spiaggia per chiedere lo stop

In Australia è stata approvata una legge per ammazzare gli squali dopo che in 3 anni si sono verificati 8 attacchi ai danni di persone. Ma gli animalisti hanno manifestato contro la demagogia di questo provvedimento

In migliaia sono scesi in spiaggia ieri 4 gennaio in tutta l’ Australia per chiedere che la legge ammazza squali sia ritirata dallo stato del Western Australia. Infatti dal prossimo 10 gennaio al 30 aprile pattuglie di pescatori batteranno nelle 5 spiagge di Perth: Ocean Reef e Mullaloo, Trigg e Scarborough, Floreat e City Beach, Cottesloe e Nord Cottesloe e spiagge di Porto e Leighton; mentre nel sud-ovest ci saranno linee di batteria impostate per 1 Km in mare aperto dalla spiaggia Old Dunsborough a Meelup e Castle Rock fino a Gracetown. Ogni linea di controllo avrà 72 batterie di ami che costano per tutta la stagione circa 1 milione di dollari australiani l’una. La decisione è stata presa dopo la morte lo scorso novembre del surfista Chris Boyd a Gracetown che ha scosso l’opinione pubblica. Gli squali sono già oggetto di massicce catture negli oceani per la pratica del finning e si calcola che ne siamo uccisi ogni anno 200 milioni di esemplari.

L’idea è del premier Colin Barnett proposta assieme al ministro per la pesca pesca Ken Baston di porre i grossi ami i cull, in alto mare a guardia delle coste con pattuglie di pescatori che dovrebbero liberare gli squali in mare quelli inferiori ai 3 metri. E’ previsto invece che ogni squalo bianco, squalo tigre e squalo toro superiore ai tre metri e catturato dai pescatori nella “kill zone” sarà ucciso. Secondo il piano, le linee con le esche saranno distribuite a un chilometro al largo della costa nel tentativo di catturare gli squali che potrebbero avvicinarsi alle spiagge. Stando ai documenti ufficiali gli squali saranno “distrutti” con un “arma da fuoco”. Altri animali catturati saranno rilasciati vivi “ove possibile” mentre “gli animali morti considerate in condizione di non sopravvivere, devono essere distrutti, etichettati e portai in mare aperto per lo smaltimento”.Le unità in mare, infine dovranno rispondere in “maniera rapida” quando richiesto.








Il premier è stato riluttante a definire questa legge un piano per uccidere gli squali mentre scienziati e ambientalisti sostengono che questa decisione potrebbe aumentare il rischio di attacchi da parte degli squali e danneggiare l’intero ecosistema portando a catturare animali marini.

Ross Weir fondatore del WASC West Australians for Shark Conservation spiega di essere disposto a rischiare il carcere o la sanzione pur di impedire che gli squali siano catturati e uccisi. Altre associazioni hanno annunciato che avrebbero chiesto alle persone di uscire in barca per impedire la pesca. In ogni caso ieri la grande manifestazione ha mostrato che non tutti i surfisti concordano sul fatto che siano gli squali il problema.

Infatti come scrive Samuel Carmody surfista sulle pagine di ABC:

Avevamo un profondo rispetto per gli squali. Li temevano, certo, ma allo stesso modo in cui un alpinista potrebbe temere valanghe o mal di montagna. Ma negli ultimi tempi la saggezza ruvida del surf sembra aver perso la sua bussola ossessionato dall’economia basata sulla celebrità del surf come sport professionistico. Una serie di attacchi mortali di squali nelle acque WA dal 2010 hanno favorito un ingrossamento della retorica nei confronti degli squali, sia nei media surf sia in alcune figure periferiche nel mondo del surf australiano, che non ha precedenti nella sua odiosità verso l’animale. Ma i surfisti dovrebbero essere al centro di una difesa degli oceani, non mano nella mano con quelli che cercano di distruggere le sue creature senza alcun tentativo di un ragionamento scientifico. Sorprendentemente anche il Premier Barnett ha ammesso che gli esperti in scienze marine non avrebbero approvato misure del suo governo. E come osiamo, poi, prendere il mare ormai come uomini di Neanderthal spaventati e cerchiamo vendetta per qualcosa che non analizziamo, per una paura che non tentiamo capire? Sembra che stia diventando il segno nero dei nostri tempi: l’ignoranza della scienza a favore del proprio interesse o emozione primitiva.

Foto | SOS Support Our Sharks su Facebook, WA Today, PerthNow
Foto | National protest against shark culling in WA – Glenelg, SA su Facebook, WA Today, Support our Sharks su Facebook, MKubler su Facebook

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