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La fine del carbone in Gran Bretagna

La chiusura della miniera di Daw Mill nel centro dell’Inghilterra, segna simbolicamente la fine della storia del carbone inglese, prima risorsa fossile sfruttata su larga scala fin dall’inizio della rivoluzione industriale.

La produzione mineraria è cresciuta fino a 292 Mt nel 1913 per poi calare inesorabilmente nel corso del 20° secolo. Nonostante tutte le innovazioni tecnologiche introdotte, gli inglesi, non solo non hanno aumentato le estrazioni, ma non sono nemmeno riusciti a tenerle costanti. Perchè?

E’ un fenomeno fisico molto semplice ben descritto dal modello di Hubbert. Detto in breve, i giacimenti più grandi, accessibili e di migliore qualità vengono sfruttati per primi; e solo dopo si estrae da miniere più piccole, più scomode e pericolose e con carbone di minore qualità. Questo fa sì che quando la domanda è all’apice, la produzione non riesce più a reggere il ritmo degli anni precedenti. (1)

Le innovazioni tecnologiche hanno aumentato la produttività dell’industria mineraria (infatti la curva blu degli occupati è scesa più in fretta della curva di produzione), ma non possono andare contro la geologia e la fisica. E’ una lezione che dovremmo tenere tutti  bene a mente.

Se qualcuno si fosse chiesto nel 1913 quanto a lungo sarebbe durato il carbone, dividendo le riserve stimate per la produzione annua avrebbe detto che il carbone inglese sarebbe finito negli anni ’60. Nella realtà, è invece durato oltre 40 anni in più perchè non è stato possibile mantenere la produzione costante. E’ durato di più, ma è stato meno disponibile fin da subito.

Questo è il problema del peak coal e del peak oil, non che le risorse fossili finiscono (questo è ovvio), ma che dopo il picco non è possibile estrarle come la domanda economica vorrebbe.

Il picco del carbone ha segnato anche il picco dei lavoratori che da oltre un milioni sono scesi a poche migliaia. Dopo il picco sono peggiorate le condizioni di lavoro, come testimoniano i grandi scioperi del 1921 e 1926, ben visibili nel grafico. Quando M.Thatcher (su di lei l’oblio) intraprese la sua ignobile guerra contro i minatori (sciopero del 1984) sapeva di poter vincere perchè anch’essi ormai erano nella parte calante della curva di Hubbert.

(1) Esiste una bellissima teoria matematica per descrivere tutto questo, ma lo spazio di questo post è troppo esiguo per poterla descrivere… Dico solo che la produzione annua  p(t) (curva rossa qui sopra) è la derivata della curva logistica P(t) soluzione dell’equazione  p=dP/dt = rP(1-P/K). Chiaro, no?

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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