Rifiuti di Roma, un nuovo decreto per una nuova emergenza

Per allontanare il rischio multa (1 milione di euro al giorno) Corrado Clini ha scritto e firmato un atto in tutta fretta, atto che impone la funzionalità piena degli impianti di Tmb (trattamento meccanico biologico) in modo che entro il 10/4 non arrivino più in discarica rifiuti non trattati.

Il decreto urgente, composto da tre scarni articoli, punta dunque a disinnescare in fretta la bomba sanzionatoria europea che rischia di esplodere tra le mani di ministro e commissario straordinario.

Corrado Clini, con l’ennesimo decreto sull’emergenza, concede ancora più poteri al commissario straordinario Goffredo Sottile, colui che dichiarò

non controllo le autorizzazioni, spetta alla Regione farlo e io mi fido

sostanzialmente apre ad una nuova emergenza, politica in questo caso. Il problema dei rifiuti di Roma è diventato una matrioska, un enorme sistema di scatole cinesi composte da provvedimenti d’urgenza in uno stato d’emergenza; quando scriviamo che la situazione romana su raccolta e conferimento è gattopardiana intendiamo proprio questo: un sistema che legifera in continuazione mantenendo lo stato delle cose fermo, cristallizzato affinchè cambi tutto così da non cambiar nulla.

Il decreto in particolare prevede che la produzione di Cdr, combustibile da rifiuti, (o di Css, combustibili solidi secondari, secondo il decreto ministeriale 14 febbraio 2013 n.22) debba essere portata a un livello minimo tra il 35% e il 40%, la produzione di Fos, frazione organica stabile, debba essere portata a un livello minimo compreso tra il 30% e il 35%, il livello degli scarti non compostabili (compreso il vetro) non debba superare il 25% e il recupero dei metalli debba essere assicurato almeno nella misura del 3%.

L’incremento dei poteri del commissario straordinario concesso da Clini nonostante lo stato d’emergenza sia diametralmente opposto alla soluzione auspicata dall’Europa, permetterà a Sottile di sbloccare le autorizzazioni ed adeguare ai nuovi standard gli impianti di trattamento.

Goffredo Sottile dovrà inoltre controllare la destinazione finale dei materiali per il riciclo e il riutilizzo energetico: qualora il Lazio non avesse la capacità per smaltirli adeguatamente, questi potranno essere inviati in altre regioni.

In una regione, il Lazio, completamente sfornita ciò significherà inviare il Cdr e il Css in Campania, Puglia e Basilicata (sature, a livello ambientale, ed altamente inquinate nei territori immediatamente dirimpetto agli impianti di incenerimento, come è ad Acerra (Na) o Melfi (Pz)), mentre per il Fos la soluzione potrebbe essere semplicemente quella di smaltirlo ancora in discarica, come rifiuto trattato e dunque in ottemperanza alle normative europee.

Ciò significherà trovare un nuovo buco dove metterli, visto e considerato che Malagrotta chiuderà a giugno (salvo proroghe, sempre dietro l’angolo): la decisione pendente del Tar su Monti dell’Ortaccio è il cavallo di Troia di Manlio Cerroni e del consorzio Co.La.Ri. per mantenere il monopolio sullo smaltimento.

Possibilità questa citata anche nella nota del Ministero con cui si da notizia del decreto, nonostante il ministro si continui a dichiarare certo che la “discarica di servizio” non sarà necessaria: scripta manent, anche nell’era di internet in cui la modifica ex post è sempre dietro l’angolo.

L’emergenza rifiuti di Roma si arricchisce dunque di una nuova emergenza, dovuta al totale lassismo politico con cui si continua a gestire il problema: la bulimia legislativa non ha fatto altro che complicare il quadro normativo e gli scenari futuri, le norme fino ad oggi approvate (col senno di poi) si sono dimostrate poco efficaci o addirittura completamente inutili, vista la necessità di dover continuare ad aggiungere pezze su un buco che continua ad ingrandirsi, come per decenni si è ingrandita Malagrotta fin quasi ad esplodere.

Via | Ministero dell’Ambiente

A.S.

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