Avremo ancora bisogno dell’automobile in futuro? La risposta dai futurologi di Daimler


Come sarà la mobilità del futuro, come ci muoveremo nelle città? Avremo ancora le automobili? In Daimler, ovviamente, si augurano proprio di si, tant’è che hanno organizzato a Berlino un talk molto affollato a cui hanno preso parte futurologi, esperti Daimler, giornalisti e blogger che si sono confrontati sul tema: Quanto è utopico il futuro?

Le idee esposte sono tutte assolutamente seducenti e hanno un principio comune, ossia una vettura robot elettrica che viene declinata nelle varie funzioni: si va dall’auto privata che si trasforma in taxi e annuncia il suo cambio di stato con segnali luminosi, alle auto che intervengono tempestivamente per il pronto soccorso o che si trasformano in negozi o che si integrano nelle abitazioni dando vita a car-chitecture.

Siamo nel campo degli scenari possibili, un po’ come immaginare il Paradiso o l’Inferno per intenderci, dove ognuno plasma il futuro come può e come riesce a sognarlo. Ma a fare da collante tra il sogno e il possibile è proprio il futurologo che fondando la sua conoscenza su una preparazione classica legata al passato ma proiettata nel futuro, salta il presente per scorgere, come Rodrigo de Triana, l’orizzonte che verrà. Dice Alexander Mankowsky futurologo in Daimler:

E’ tempo ora per nuove utopie, di fatto desideri. Cerchiamo sempre di mettere insieme le idee dei nostri pensatori creativi e le aspettative della società. Naturalmente, la mobilità è la nostra competenza di base. Inoltre, l’autenticità è sempre vitale – non si possono avere visioni tecniche senza significativi ambienti sociali e culturali in cui possono essere realizzati.

Ed ecco che le auto sono vetture robot omnicomprensive di funzioni e funzionalità discrete come fossero angeli custodi o forse la parte buona e più creativa di un drone avendo anche capacità di apprendimento: segnalano il pericolo di attraversamento ai bambini; forniscono zebre luminose ai pedoni per attraversare in qualunque punto della strada; intercettano pedoni con problemi di salute e li aiutano; si trasformano da auto private in taxi garantendo al suo proprietario anche un guadagno extra; diventano sistema di riscaldamento per le abitazioni; si trasformano in negozio per acquisti all’ultimo minuto; allargano mega schermi da cui è possibole vedere in relax film e documentari accoccolato su comodi sedili/divani.

Un mondo autocentrico, con robot in funzione di device a quattro ruote capaci di assecondare desideri per umani sempre più cerebrali. E’ in fondo questo il futuro intravisto in Daimler dove sono abituati alle visioni avendo da almeno 30 anni alle loro dipendenze una ventina di esperti in varie discipline, umanistiche e tecniche, che per mestiere immaginano il futuro, ovvero i futurologi. Ho conosciuto Alexander Mankowsky, sociologo e futurologo per la Society and Technology Research Group in Daimler AG; ma ho scoperto che vi lavorano anche tanti altri futurologi tra cui Sabine Engelhardt che offre la visione femminile del futuro e che purtroppo non era presente al talk.

Tra in relatori c’erano Holger Hutzenlaub Head of Mercedes-Benz Advanced design Germany and smart design, Philipp Hübl docente di Filosofia Teoretica presso l’Università di Stoccarda, Tobias Wallisser professore di Architettura e Costruzione innovativa e concetti spaziali alll’Accademia di Belle Arti di Stoccarda e co-fondatore del Laboratorio di Visionary Architecture e Martina Mara dal Ars Electronica Futurelab a Linz, Austria.

Tecnologia e elettronica spinta fino all’immaginabile possibile. Ma i robot hanno bisogno di energia per funzionare e di risorse naturali per essere costruiti: da dove arriveranno? Gli esperti a turno e uno alla volta rispondono a questa domanda ammettendo che il problema c’è e esiste ma che esiste anche la possibilità di risolverlo creando il ciclo virtuoso attraverso il riciclo e recuperando le materie prime come il litio o le terre rare; l’energia c’è e ci sarà e sarà un mix di fonti. Insomma, la tecnologia si evolverà di pari passo alla possibilità di avere energia e di sfruttare risorse?

Ma per la verità c’è ancora una domanda:l’uomo in futuro avrà ancora bisogno dell’automobile? Esisteranno ancora la metropoli urbanizzate fino allo stremo della tollerabilità ambientale e soffocate da autovetture? Quali soluzioni sono possibili e previste per evitare il collasso dei sistemi urbani energivori che risputano veleni? Nel dream team di Daimler effettivamente a fronte di tante visioni aleggiano ancora ante domande e non sempre ovviamente vi è la possibilità di avere risposte immediate. Il futuro vuole tempo e il nostro tempo è qui e ora.

Restituire alla città: seguire l’approccio filantropico

L’idea di restituire alla città si riferisce al modo in cui le persone percepiscono le auto che sono spesso viste come “cattive” – per esempio quando si tratta di parcheggiare. Pertanto, il compito era: come possiamo creare una percezione più positiva di auto? Quali funzioni aggiuntive devono avere le vetture per offrire prestazioni alle persone che vadano oltre il trasporto? Non vi è dubbio che le auto stanno diventando sempre più intelligenti – sono dotate di una grande quantità di sistemi sensoriali e tecnologia. Restituire alla città è un approccio filantropico che si propone di utilizzare queste tecnologie per creare benefici più ampi per la comunità. Le auto diventano centri per l’elaborazione di dati provenienti dal territorio circostante, così come le informazioni che forniscono esse stesse. Si stanno sviluppando in robot con la loro intelligenza e capacità di agire. Un veicolo parcheggiato, per esempio, potrebbe indicare ai bambini che una strada è sicura da attraversare o indicare la strada giusta da seguire; aiutare i pedoni a attraversare la strada inviando segnali alle altre auto per farle rallentare; fornire l‘attraversamento pedonale virtuale proiettando le strisce pedonali su qualunque punto della strada e in qualunque momento. le auto si trasformerebbero in negozi dagli orari flessibili .Grandi schermi ai lati delle vetture potrebbero visualizzare i prodotti da ordinare. Allo stesso tempo, questi schermi potrebbero fungere da pilastri per la pubblicità, fornire informazioni sulla posizione corrente o dire qualcosa a proposito del proprietario del veicolo. L’accesso al mondo digitale e alla comunicazione illimitata sarebbe possibile senza uno smart phone 24 ore al giorno.

Duplice scopo: l’auto privata diventa pubblica


L’idea è di combinare i vari usi dei veicoli senza scendere a compromessi: una volta che abbiamo guidato l’auto fino all’ufficio la rendiamo disponibile come un veicolo autonomo guidato del tipo taxi o per car-sharing generando così reddito supplementare. L’interno può essere facilmente modificato in modo che la macchina possa essere utilizzata come un veicolo pubblico senza compromettere la sua funzione privata. Dopo il suo uso come veicolo pubblico, la macchina si riconverte nello standard riconosciuto dal proprietario.

Rivoluzione della mobilità e la città cambia


Le città del futuro non saranno più divise in aree funzionali quali vita, lavoro, shopping e tempo libero. Questa disposizione funzionale è inflessibile e costringe a viaggiare per lunghe distanze. L’infrastruttura necessaria rende anche più difficile trovare spazi in cui una ‘vita di prossimità’ possa essere goduta.L’approccio della ‘rivoluzione mobile’ si basa su una città che non è organizzata per funzioni, ma per esigenze di mobilità. Questa città è divisa in anelli con diverse velocità. Gli anelli interni sono più lenti e hanno negozi che possono essere raggiunti a piedi. Gli anelli esterni più grandi sono più veloci e collegano i piccoli centri. I sistemi di trasporto innovativi consentiranno il trasporto di merci da instradare in metropolitane e lontano dalle strade, e la gente viaggia principalmente in superficie dove c’è luce e aria fresca. La città sta cambiando e sta cambiando il trasporto: per le lunghe distanze sugli anelli di grandi città le vetture hanno uno spazio, il Lounge Mobilità, che può essere utilizzato come ufficio, zona salotto o area per la vendita. Sui cicli interni viaggiano monoposto compatte che offrono protezione e riservatezza.

Autoarchitettura: combinare automobili e architettura


Edifici e veicoli hanno molto in comune: dalla costruzione al riciclo; dipendono di energia e risorse. In un edificio l’energia serve per l’aria condizionata, illuminazione e infrastrutture tecniche, quali ascensori e scale mobili. Le risorse vengono utilizzate non solo per la struttura principale in sé, ma anche per impianti tecnici come il riscaldamento, il raffreddamento e la ventilazione. Al momento, queste funzioni sono duplicate: sia la casa sia l’automobile sono sistemi di riscaldamento. Allo stesso tempo le auto elettriche accumulano energia che manca nella costruzione. Il veicolo, tuttavia, ha poco spazio per la generazione di energia. Ecco dove l’ autoarchitettura entra nel car design sviluppando metodi per incorporare mobili ed immobili. Il legame tra una casa e una macchina è l’energia: il flusso di energia è reso possibile attraverso energia elettrica in auto e i sistemi energetici intelligenti delle case del futuro. Il collegamento tra la casa e la macchina è di natura simbiotica: l’auto è un accumulatore di energia su ruote, la casa è un fornitore e un ricevitore di energia. Così, in futuro, un veicolo elettrico potrebbe sostituire il sistema di riscaldamento installato per un edificio.

Marina Perotta

Sono giornalista professionista dal 1996 e ho iniziato a scrivere per Nuova Stagione. A 20 anni inizio la collaborazione con Il Mattino di Napoli (come si diceva una volta da abusiva) per circa 4 anni. Divento giornalista praticante a Cronache del Mezzogiorno nel 1994 sotto la direzione di Gigi Casciello e in seguito, nel 1998 lavoro come caposervzio a Napoli Sera progetto di un quotidiano del pomeriggio di Roberto Tumbarello. Continuo a lavorare per Il Mattino fino al 2001 dove mi hanno spesso chiamata come redattore di prima nomina per le coperture estive. Nel frattempo coltivo collaborazioni con varie testate tra cui Cosmopolitan con la direzione di Patrizia Pontremoli. Dal 1997 al 2001 collaboro con l'Università l'Orientale di Napoli presso cui mi sono laureata in lingua e letteratura Hindi e Cinese, come responsabile per le lingue orientali per il laboratorio linguistico, per l'insegnamento delle lingue orientali a distanza grazie all'ausilio del web.Nel 2003 approdo al CNR ITD di Palermo per seguire un corso finanziato dalla Ue sulla formazione a distanza destinata alle PMI. (la mia pubblicazione in collaborazione con il prof. Paolo Maresca) Mi occupo anche della progettazione di CD multimediali sempre destinati alla formazione sulle nuove tecnologie per l'Asmez. E' il 2004. Nel 2007 inizio la collaborazione con Blogo.it scrivendo per Ecoblog.it dove scrivo di agricoltura, energia, ambiente, rinnovabili, nucleare e di nuovi stili di vita sostenibili. Dal 2008 al 2012 lavoro in RCS come coordinatore della moderazione delle pagine di Gazzetta.it coprendo con due team sia le pagine del quotidiano on line sia la community e il forum.Coordino in telelavoro circa 80 moderatori e due distinte community. Coordino per Splinder sempre in telelavoro la comunicazione con gli utenti. Da febbraio 2012 lavoro per Blogo.it come community manager coordinando i blog dell'area lifestyle e Donna.

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Marina Perotta

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