Le stampanti 3D sono da molti considerate come il futuro della manifattura, vista la possibilità di eliminare le giacenze di magazzino e di consentire, così, solamente la circolazione di materie prime e componenti e non quella (ulteriore) dei pezzi finiti.
Che, però, si stesse pensando a stampanti laser per preparare i piatti per gli astronauti è una notizia fresca fresca che arriva dritta dal quartier generale della NASA, l’agenzia spaziale statunitense che ha stanziato di recente un assegno di ricerca per lo sviluppo di un prototipo di stampante 3D per il cibo.
Il finanziamento ha premiato Anjan Contractor, un ingegnere meccanico della Systems and Materials Research Corporation di Austin, Texas, che ha ricevuto un assegno da 125mila dollari per realizzare un prototipo di “sintetizzatore di cibo”.
Con questa tecnologia gli astronauti avranno varie “cartucce” di ingredienti che le stampanti avranno il compito di mescolare, miscelare e preparare come avviene con le normali ricette. Fino ad ora Contractor ha stampato del cioccolato, ma in futuro potrebbe creare le tortillas che tanto piacciono agli astronauti perché non lasciano briciole vaganti nello spazio. Fra i cibi più gettonati in assenza di gravità ci sono anche frutta e carni e pesci in scatola. Ora la possibilità di far “cucinare” le stampanti 3D potrebbe rendere meno monotona la dieta spaziale.
Viene da chiedersi in che cosa le stampanti 3D saranno diverse dalle magnifiche macchine per fare il pane in casa in vendita in qualsiasi ipermercato a circa 50 euro…
Via | Agi
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