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Carne “in vitro”: minore impatto ambientale, ma non chiamatela vegan

La carne in vitro, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa su Ecoblog, è  prodotta esclusivamente con cellule muscolari coltivate “in vitro” a partire da cellule staminali di bovini adulti.

Il suo impatto ambientale sarebbe notevolmente minore rispetto alla carne tradizionale, perché verrebbe cresciuto solo il tessuto muscolare richiesto e non tutto l’organismo di un animale, con ossa, tendini e organi interni. Secondo il suo inventore Mark Post, il rendimento proteico da proteine vegetali ad animali potrebbe passare dal 15% degli allevamenti bovini tradizionali al 50%.

Inoltre secondo un recente studio effettuato da ricercatori di Oxford ed Amsterdam, la carne in vitro permetterebbe una riduzione del 40% nell’uso dell’energia, del 90% per l’acqua e del 99% per il suolo (1) rispetto alla carne bovina tradizionale. Solo l’allevamento del pollame richiede meno energia della carne da laboratorio, ma le emissioni di CO2 (-90%) sarebbero le più basse in assoluto.

Questa nuova tecnologia, anche se in fase sperimentale, potrebbe incontrare il favore degli ambientalisti; non per niente già qualche anno fa Peta promise 1 milione di $ all’inventore della carne in vitro.

Il fatto di non mangiare “cadaveri di animali” sarebbe un elemento importante per chi ha scelto per questo motivo di non consumare più carne. Questa è ad esempio l’opinione del famoso filosofo animalista Peter Singer, che parla di carne “cruelty free”; vegan da 40 anni ha dichiarato che assaggerebbe la carne in vitro.

Alcuni “puristi” tuttavia non la considerano un prodotto vegan, perché sarebbe comunque necessaria una filiera animale per provvedere le cellule staminali e forse anche per fornire parte del brodo di coltura.

(1) Occorre comunque del suolo per allevare gli animali usati nella fornitura di cellule staminali o di altro nutrimento.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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