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Messaggi più positivi sui cambiamenti climatici?

Un’opinione abbastanza diffusa (condivisa anche da chi scrive) afferma che se ci fosse più conoscenza scientifica, le persone avrebbero le idee meno confuse sui cambiamenti climatici e il negazionismo non continuerebbe a fare proseliti.

Tuttavia, c’è che non è d’accordo. Dan Kahan, psicologo dell’Università di Yale, sostiene che le nostre opinioni sul cambiamento climatico riflettono la nostra visione complessiva della società.

Le persone più “individualiste”, che prendono in considerazione solo le responsabilità individuali,  non vorranno credere che attività che adorano, come la maggior parte delle attività di produzione e vendita, possono avere conseguenze negative sull’ambiente e si opporranno ad ogni sorta di restrizioni.

Le persone più “comunitarie“, che ritengono la collettività responsabile del benessere individuale, sono invece più propense a regolamentare le attività economiche in vista del bene comune. Un ragionamento simile è apparso recentemente anche sul Guardian, ma in quel caso la dicotomia era tra opinione politiche di destra/sinistra.

Secondo Kahan le informazioni scientifiche non sono quindi sufficienti quando entrano in gioco i propri convincimenti più profondi. Che fare allora? Se la diagnosi è abbastanza chiara, la terapia è decisamente incerta, perchè “l’esperto” non fornisce chiari consigli o esempi pratici di buona comunicazione ambientale.

Se è importante diffondere messaggi positivi del genere Yes, we can!, è altrettanto vero che quando si giunge al nocciolo della questione, occorre essere chiari: a chi è sovrappeso e a rischio infarto occorre dire di mangiare meno; a chi è a rischio di tumore, occorre dire di smettere di fumare.

Non c’è un modo positivo per dire di smettere di inquinare il pianeta, se non forse il fare capire che l’autocontrollo è cool e trendy, oppure di usare l’ironia, come nella vignetta in alto.  Il rischio del convogliare solo messaggi positivi è quello di minimizzare i problemi e fare credere alle persone che sia possibile risolvere i problemi ambientali senza cambiare vita.

Troppe volte l’attenzione all’ambiente si riduce a spegnere le luci, chiudere l’acqua o mettere i rifiuti nel bidone giusto. Piaccia o meno, c’è da fare molto di più.

L’immagine è tratta da un calendario della World Meteorological Organization: il cartello recita: “i cambiamenti climatici sono una bufala”.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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