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E’ documentato il grave impatto ambientale del fracking su terra, aria, acqua (e persone)

Negli USA è scoppiata da vari anni la febbre del fracking, la pratica cioè di fratturare le formazioni rocciose compatte per riuscire a spremere fuori il petrolio in esse contenuto.  A partire dal 2005 sono stati scavati oltre 80000 pozzi in 17 stati. Questo ha fatto aumentare leggermente la produzione di petrolio e gas dopo un trentennio di declino, ma ha il suo altissimo costo ambientale, come ben sintetizza un rapporto del think tank ambientale Environment America.

E’ stato prodotto un km³ di acque tossiche di scarto (nell’infografica in alto tale volume è confrontato con il più alto edificio del pianeta), un po’ di più della portata mensile del Ticino, il secondo fiume italiano. Queste acque contengono materiali radioattivi e cancerogeni e vengono stoccate in bacini all’aperto (vedi gallery), con possibilità di esondazione o contaminazione della falda, come è avvenuto in centinaia di luoghi dalla Pennsylvania al New Mexico.

Le emissioni di CO2 equivalenti sono pari a 100 milioni di tonnellate, soprattutto sotto forma di perdite di metano (gas serra con un GWP pari a25 volte quello della CO2), paria circa il 2% delle emissioni complessive USA. A 27°C e un’atmosfera questo gas occuperebbe circa 55 km³, cioè più del volume dell’intero lago di Garda. Occorre inoltre aggiungere altre 450000 t  di inquinamento atmosferico da particolato, NOx, monossido di carbonio, diossido di zolfo e componenti organici volatili.

Per la realizzazione dei pozzi e delle strade di accesso è stato consumato suolo per oltre 1450 km², un’area grande quasi quanto la provincia di Milano. L’impatto sul paesaggio è particolarmente devastante, come si può notare dalle immagini nella gallery. Anche nelle zone non produttive dal punto di vista agricolo, è comunque evidente la frammentazione degli habitat naturali.

I rischi per la popolazione stanno aumentando: malattie indotte dall’inquinamento e dal traffico, rischio di esplosioni, aumento dell’attività sismica e competizione con l’agricoltura per le risorse idriche. Tutto questo avviene per pozzi che si esauriscono molto in fretta.

Molti hanno già capito che il gioco non vale la candela. Occorre che questa consapevolezza si diffonda nei vari governi statali e a livello federale.


Impatto ambientale del fracking su terra, acqua e aria

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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