Agromafia, un business da 14 miliardi di euro

Dai ristoranti all’autotrasporto, dalle mozzarelle ai terreni agricoli, in Italia il business dell’agromafia tocca ormai i 14 miliardi di euro. Nel tessuto economico indebolito dalla recessione le organizzazioni criminali trovano terreno fertile per ampliare il loro raggio d’azione.

Agricoltura e alimentare sono considerati settori strategici negli investimenti della malavita, proprio perché, nelle fasi di crisi, il cibo è l’ultima voce di spesa a essere tagliata. In molti territori mafia, camorra e ‘ndrangheta controllano la distribuzione e, molto spesso, anche la distribuzione di latte, carne, mozzarella, caffè, zucchero, acqua minerale, farina, burro, frutta, verdure e persino del pane clandestino preparato in barba a qualsiasi norma igienica e venduto a 1 euro al chilo dentro i bagagliai delle automobili.

Potendo contare su un’ampia disponibilità di capitale (frutto dell’economia illegale), le agromafie possono condizionare gli organismi di controllo e muoversi più agilmente rispetto all’imprenditoria legale.

Secondo Coldiretti sarebbero circa 5000 i locali di ristorazione italiani in mano alla criminalità, nella maggior parte dei casi intestati a prestanome.

Quasi un immobile su quattro, fra quelli estorti alle mafie, è un terreno agricolo, a dimostrazione dell’importanza data dalle mafie all’accaparramento delle campagne.
Ma è tutta la filiera a essere contagiata: oltre ai 2919 terreni confiscati, ci sono 89 aziende confiscate operanti nei settori agricoltura, caccia e silvicoltura, 15 nella piscicoltura, 173 nella ristorazione e alloggio e 471 nel commercio. Tutta la filiera, dal produttore al consumatore, è in mano all’agromafia che in questo modo riesce a controllare i territori, imporre i prezzi e distruggere il mercato legale e l’imprenditoria onesta.

Via | Coldiretti

Foto © Getty Images

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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