Categories: AgricolturaECOLOGIA

L’agricoltura familiare su piccola scala è la risorsa per nutrire il pianeta

La FAO ha dichiarato il 2014 come anno dell’agricoltura familiare.

Ci sono alcune cose che è importante sapere a proposito della piccola agricoltura familiare: innanzitutto non è un elemento folcloristico del passato; secondo la dichiarazione finale della Family Farming World Conference, nel mondo ci sono quattrocento milioni di famiglie di coltivatori diretti con meno di due ettari di terra, cento milioni di pastori e altrettanti piccoli pescatori, che a tutt’oggi rappresentano oltre il 40% della forza lavoro del pianeta.

Inoltre, l’apporto dell’agricoltura di piccola scala è tutt’altro che trascurabile, visto che secondo alcune stime della FAO, contribuisce per più di due terzi alla produzione alimentare mondiale, più della super agricoltura industriale dei latifondi e delle piantagioni.

In estrema sintesi sono tre le virtù dell’agricoltura familiare: primo, una lavorazione più sostenibile della terra, con uso ridotto di acqua, fertilizzanti e pesticidi; secondo, la salvaguardia dei cibi tradizionali e della biodiversità agricola, a dispetto della standardizzazione del commercio globale intorno a una ventina di prodotti principali; terzo, un’opportunità per il benessere delle economie locali qualora sia garantito un adeguato accesso alla terra.

Questo tuttavia non succede sempre, perché in molti luoghi del pianeta i piccoli agricoltori non hanno la terra sufficiente nemmeno per poter nutrire adeguatamente le proprie famiglie ed avere un livello di vita dignitoso.

Non stiamo parlando solo di sovrappopolazione, ma anche di scarsa equità nella distribuzione della terra. Anche in uno stato molto popolato e con poco suolo agricolo pro capite come l’India, il 65% dei contadini coltiva circa il 20% della terra disponibile.

Per questo i piccoli agicoltori, oltre a volere un giusto accesso alla terra, richiedono anche un adeguato controllo dell’acqua, delle foreste e delle sementi. Le famiglie di contadini andrebbero anche protette anche dal furto di terra, il land grabbing, operato dalle grande compagnie multinazionali, soprattutto in Africa.
E’ inoltre importante dare loro un accesso ai mercati, non quelli della finanza mondiale, ma i piccoli mercati locali che sovente sono difficili da raggiungere per la mancanza di strade o adeguati mezzi di trasporto.
Da questo punto di vista, sostenere il commercio equo e solidale è il minimo che possiamo fare a livello personale per ristabilire un po’ di ordine e di giustizia

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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