Per l’IPCC è vicino il punto di non ritorno per i cambiamenti climatici

Dopo la presentazione del rapporto del primo gruppo di lavoro lo scorso settembre, quello sulla scienza fisica di base, oggi l’IPCC presenta a Yokohama, Gipapone, il lavoro del gruppo II, quello sull’ impatto dei cambiamenti climatici sui sistemi naturali ed umani e sulla moltiplicazione dei rischi collegata all’aumento di temperatura globale.

Il rapporto è il risultato del lavoro di circa cinquecento ricercatori di 115 nazioni del mondo. Secondo alcune anticipazion riportate dal Guardian, il rapporto afferma che negli ultimi decenni i cambiamenti climatici hanno causato impatti in tutti i continenti e gli oceani, per cui anche un piccolo ulteriore riscaldamento potrebbe portare a modifiche improvvise e irreversibili.

Alcune parti del pianeta potrebbero avere superato il punto di non ritorno, mentre per altre il punto di non ritorno è stato già oltrepassato, come nel caso degli ecosistemi artici e delle barriere coralline.

«Occorre concetrarsi sulle cose integlligenti da fare, piuttosto che su ciò che sappiamo con assoluta sicurezza», sostiene Chris FIled, uno dei revisori del rapporto. «Se vogliamo avere un apporccio brillante con il futuro, dobbiamo considerare l’intero spettro di possibili effetti dei cambiamenti climatici, non solo i più probabili, ma anche gli impati veramente catastrofici, anche quando hanno una bassa proabilità.» Detto altrimenti, è bene prepararsi al peggio.

Il rischio più grave riguarda le centinaia di milioni di persone che vivono lungo le coste e sulle piccole isole, a causa dell’aumento delle tempeste e dell’innalzamento dei mari; tuttavia anche le grandi aree irbane sono a rischio per le esondazioni e le ondate di calore estremo.

La produzione del cibo è a rischio, con le rese globali che declineranno del 2% al decennio per il resto del secolo.

Un quadro preoccupante e realista, ocndiviso da tutti gli scienziati che hanno firmato il rapporto, tranne un “non-scienziato” che ha abbandonato il campo la scorsa settimana, definendo il rapporto troppo allarmista. Non c’è da stupirsi: era un economista.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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