
SYDNEY, AUSTRALIA - MAY 08: Sacha the Chimpanzee keeps a watchful eye on her surroundings as she holds her male infant Sule for the first time in the Chimpanzee enclosure at Taronga Zoo on May 8, 2008 in Sydney, Australia. Despite being born nearly one month ago, Zoo visitors have been unaware of 'Sule' as his mother has been very protective and attentive to the young infant. (Photo by Matt Blyth/Getty Images)
Il virus Hiv ha quasi cent’anni e si è sviluppato a Kinshasa: è questa la sorprendente scoperta compiuta da un team di ricercatori delle università di Oxford e di Lovanio. Studiando le impronte della storia nei genomi odierni, i ricercatori hanno potuto ricostruire l’albero genealogico del virus, rintracciandone le radici. L’Hiv è una versione mutata del virus degli scimpanzé e il balzo dalle scimmie all’uomo sembra essere avvenuto negli anni Venti del Novecento, a Kinshasa, nel Congo belga.
A favorire la diffusione del virus – che sarebbe diventato endemico negli anni Ottanta – gli spostamenti resi più facili dai nuovi mezzi di trasporto, soprattutto i treni. Inoltre, la costruzione della nuova rete ferroviaria, portò a una concentrazione di operai e a uno squilibrio fra uomini e donne: il boom demografico e lo sviluppo di una prostituzione di massa furono le due principali cause della diffusione, insieme allo sviluppo delle cure mediche e all’utilizzo di siringhe infette.
Il salto dal mondo animale all’uomo avvenne con la trasmissione dalle scimmie (l’immunodeficienza è tuttora presente in molte comunità di primati) ai cacciatori che ne maneggiavano la carne nelle foreste. Dopo essersi diffuso nella Repubblica Democratica del Congo, il virus iniziò a diffondersi nei primi anni Ottanta, in primo luogo nelle comunità omosessuali e fra i tossicodipendenti di Stati Uniti ed Europa. Secondo le ultime stime, a quasi un secolo dall’origine del virus, sono 75 milioni le persone che hanno contratto l’Hiv. Boom demografico, miglioramento dei trasporti e passaggio da animale a uomo: sono molti i punti di contatto fra il virus HIV e l’ebola, come non hanno mancato di sottolineare i ricercatori impegnati nello studio.
Via | The Independent