
TO GO WITH Environment-US-Asia-ocean-waste-plastic,FEATURE by Guy Newey Doug Woodring, an entrepreneur and conservationist who lives in Hong Kong, displays rubbish on May 07, 2009 on a beach on the south side of Hong Kong which has been left uncleaned. A group of conservationists and scientists is due to set sail for an obscure corner of the Pacific Ocean in the coming months to explore a vast swirl of waste known as the "Plastic Vortex." The giant gloop -- which some scientists estimate is twice the size of Texas -- has been gradually building over the last 60 years as Asia and the United States tossed their unwanted goods into the ocean. AFP PHOTO/MIKE CLARKE (Photo credit should read MIKE CLARKE/AFP/Getty Images)
La quantità di rifiuti plastici riversati nelle acque marine e degli oceani è destinata a decuplicare nei prossimi dieci anni e maggiore sarà la densità, più alte saranno le probabilità che queste microparticole plastiche si accumulino nella catena alimentare e nei nostri stomaci. A lanciare l’allarme è l’ultimo numero di Science che ha pubblicato una ricerca coordinata da Jenna Jambeck dell’Università di Athens, Stati Uniti, secondo la quale i 192 Paesi costieri del mondo hanno rilasciato nel 2010 una quantità complessiva di 27 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, di cui 8 milioni di tonnellate hanno finito il loro percorso in mare. Secondo la ricerca la quantità è in aumento e potrebbe essere di 9,1 milioni di tonnellate quest’anno.
Maglia nera – come in molte classifiche sull’ambiente – è la Cina che nel 2010 ha fatto finire in mare 2,8 milioni di tonnellate di materie plastiche negli oceani. La seguono l’Indonesia, le Filippine, il Vietnam, lo Sri Lanka. Gli Stati Uniti sono il ventesimo paese al mondo, mentre nessun Paese dell’Unione Europea figura nella top 20. Se i 23 Paesi che la compongono venissero sommati, sarebbero il 18esimo Paese più inquinante del mondo.
Secondo Richard Thompson dell’Università di Plymouth
in generale, noi tentiamo di stimare la quantità di detriti nell’ambiente marino considerando il numero di rifiuti fluttuanti sulla superficie degli oceani. Ma siamo in molti a pensare che questo metodo porti a una sottovalutazione del problema.
Qualora i sistemi di gestione dei rifiuti non dovessero migliorareo se le quantità di plastica utilizzate non dovessero diminuire è possibile – secondo lo studio – che nel 2025 vengano disperse in mare, ogni anno, 80 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Un numero destinato a portare all’asfissia la vita della vita marina.
Via | Le Monde