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Ladakh, ghiacciai artificiali contro la siccità

Nel deserto del Ladakh, a cavallo dei due stati indiani del Jammu e del Kashmir, l’acqua scorre copiosa quando non serve e i contadini si ritrovano a secco nei mesi primaverili, quando si rende necessaria l’irrigazione dei campi di orzo, grano, frutta e verdura. Per ovviare a questo problema e trattenere nei mesi invernali l’acqua che si utilizzerà in primavera un ingegnere meccanico, Sonam Wangchuk, ha ideato un nuovo sistema che è in grado di trattenere l’acqua senza dover utilizzare dighe, vasche in cemento, centri di stoccaggi o serbatoi.

Lo scorso inverno Wangchuk ha costruito una piramide di ghiaccio che ha permesso di conservare 150mila litri d’acqua a una quota di 3170 metri, la quota più bassa della valle di Leh.

Con questo esperimento è stato dimostrato che le piramidi di ghiaccio possono essere costruite ovunque nella regione ai confini con il Nepal. Il cono congelato assomiglia a una stupa buddista di fango tanto che da questa immagine è nato il nome di questa nuova invenzione: stupa di ghiaccio, appunto.

Nel 2014 il cono “sperimentale” è durato fino a maggio e questo successo ha spinto l’ingegnere indiano a tentare di costruirne una di 30 metri di altezza. Per farlo si è dovuto collegare il sito prescelto al vicino torrente Phyang con tubazioni costate 100mila euro. Per riuscire a finanziare il progetto, Wangchuk ha raccolto le risorse necessarie attraverso la piattaforma Indiegogo. Il sito di raccolta dell’acqua viene impermeabilizzato con argilla in modo che l’acqua non penetri nel terreno e l’acqua viene spruzzata dall’alto e si congela con il vento gelido prima di toccare terra. Creare la piramide di ghiaccio è, dunque, un processo molto lento ma consentirà di stoccare grandi quantità di acqua a prezzi ridottissimi.

Grazie all’acqua stoccata con questa nuova modalità, Wangchuk prevede la creazione di frutteti e serre per ortaggi, nei prossimi anni dovrebbero essere realizzate fra le 80 e le 90 stupe di ghiaccio che potranno immagazzinare un miliardo di litri d’acqua, sufficienti per irrigare 600 ettari (1500 acri). Una volta posati gli acquedotti non ci sono spese supplementari visto che l’acqua viene gelata naturalmente dal freddo delle alte quote. Dopo l’esperimento dello scorso c’è grande attesa per l’imminente primavera che vedrà la valle di Phyang coprirsi di verde dopo molti anni.

Ma per ora, il deserto attorno al 3.500 metri di altezza Phyang diventerà verde in estate, come scorre l’acqua per la prima volta in molti anni.

Via | The Guardian

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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