
Dandelion seeds blow in the wind in Godewaersvelde, northern France on May 18, 2013, as the return of pleasant weather marks the arrival of allergenic pollen. AFP PHOTO / PHILIPPE HUGUEN (Photo credit should read PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)
Cipressi, tassi, noccioli e ontani stanno già disperdendo i pollini nell’aria e per gli allergici è come se la primavera fosse iniziata con un paio di mesi di anticipo. Occhi arrossati e lacrimazione accentuata e starnuti provocati non dal raffreddore, ma dall’allergia, sono i principali sintomi di un’impollinazione iniziata troppo presto, addirittura un mese prima del previsto.
Alla fine dell’inverno i primi a impollinare sono cipressi e noccioli, poi tocca a graminacee e composite in primavera e all’ambrosia in estate. Ma il dicembre caldissimo di quest’anno e un mese di gennaio secco come un mese di agosto hanno risvegliato gli alberi in anticipo.
E così la stagione delle allergie si allunga. In media pochi giorni in più rispetto a trent’anni fa, ma il problema in crescita è quello della polisensibilizzazione, con l’80% degli allergici che reagisce a più di una pianta. Con la dilatazione dei cicli dei pollini, i polisensibili possono iniziare a soffrire per i pollini a febbraio e finire a settembre. La tregua dura sempre meno e la “colpa” è degli innegabili cambiamenti climatici che accorciano sempre di più i nostri inverni.
Via | La Stampa