
A moment of the second general mobilization against toxic waste in Campania organized by movement "La terra dei fuochi" in Naples on October 25, 2014. Thousands of people took to the streets of Naples, to protest against the illegal dumping of toxic garbage in Naples and province. (Photo by Alessio Paduano/NurPhoto) (Photo by NurPhoto/NurPhoto via Getty Images)
Secondo un rapporto congiunto dell’agenzia dell’Onu per l’ecologia, l’UNEP, e dell’Interpol, diffuso in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, il 7 giugno 2016, il fatturato delle ecomafie cresce in tutto il mondo ad un ritmo incalzante e corre molto più delle economie più forti.
Nel 2016 gli esperti calcolano che arriverà il fatturato delle ecomafie e delle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ammonterà a 258 miliardi di dollari, con un aumento del 26% rispetto all’anno 2014: in generale nell’ultimo decennio i ricavi dai reati ambientali sono cresciuti in media del 5-7% ogni anno, molto più del Prodotto interno lordo globale. Fare affari con gli illeciti ambientali è un business molto redditizio.
“Le forti somme di denaro generate da questi crimini mantengono in affari bande sofisticate e alimentano l’insicurezza nel mondo. Il risultato non è solo devastante per l’ambiente e le economie locali, ma per tutti quelli che sono minacciati da queste imprese criminali. Il mondo deve unirsi per adottare una forte azione nazionale ed internazionale per porre fine ai reati ambientali”
ha dichiarato Achim Steiner, direttore dell’UNEP, alla presentazione del rapporto, intitolato “L’ascesa del crimine ambientale”. Tra i reati inclusi nello studio ci sono il traffico di specie selvatiche, il taglio illegale di boschi, il contrabbando di oro e altri minerali, la pesca di frodo, il traffico di rifiuti e le frodi sui crediti di carbonio.
“Le ecomafie, criminalità organizzata che aggredisce e avvelena per i suoi affari illeciti il territorio, sono un massacro di natura e una minaccia per la salute pubblica, come sanno gli abitanti della cosiddetta ‘Terra dei fuochi’, a cui dobbiamo la difesa dalle cosche e la bonifica della loro terra”.
Ha dichiarato oggi il Ministro dell’Ambiente italiano Galletti commentando lo studio.