Numeri incoraggianti, sul fronte della tutela ambientale, giungono dal report annuale del consorzio EcoTyre, che nel 2018 ha gestito un quantitativo di pneumatici fuori uso (PFU) pari al 102,5% di quelli nuovi immessi sul mercato dai propri soci. Si tratta di una cifra superiore all’obiettivo del 100% previsto dalla legge.
Questo conferma la bontà del lavoro svolto nel tempo, che si traduce in risultati di primo livello. Altri numeri danno forza all’assunto: nel 2019 la raccolta totale è stata pari a 44.249.414 kg di PFU, sfiorando la soglia dei 300 mila kg nelle aree naturali, grazie al progetto nazionale PFU Zero, che punta a mappare i depositi abbandonati, con le segnalazioni di enti locali, associazioni e cittadini, per bonificarne alcuni con una parte dell’avanzo di gestione di EcoTyre.
Il consorzio, che è il primo a livello nazionale per numero di soci e il secondo per quantitativo di pneumatici fuori uso gestiti, ha portato nell’arco di 8 anni di attività al corretto recupero di 320.520.948 kg di materiale, con uno sforzo omogeneo da Nord a Sud dell’Italia. Le variazioni principali dell’ultimo anno sono state in Lombardia, dove la raccolta è aumentata del 20%, e in Puglia, dove è più che raddoppiata. Incrementi rilevanti sono stati ottenuti anche in Sardegna e Basilicata.
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All’ottimo risultato generale ha concorso il numero di soci (importatori o commercianti di pneumatici nuovi) che hanno deciso di affidarsi ad EcoTyre per la gestione degli PFU, giunti a quota 744 nel 2018, contro i 686 attivi a fine 2017. Oggi gli associati sono 762. A convincerli, l’efficienza del servizio, resa possibile dalla capillarità della rete e dalla puntualità dei ritiri e dei trasporti verso gli impianti di trattamento, grazie a un sistema logistico composto da oltre 110 operatori e da 21 Punti EcoTyre regionali, che lavorano con standard molto elevati, andando incontro in modo mirato ai bisogni tanto dei grandi quanto dei piccoli e medi operatori.
EcoTyre guarda anche in altre direzioni, con il progetto “Da gomma a gomma”, che consente il riutilizzo della gomma triturata a fine vita per generare una mescola utilizzabile per la produzione di altri pneumatici, equivalenti a quelli tradizionali, come hanno confermato i test condotti sul campo. Anche questo riciclo può concorrere in modo significativo alla causa della salvaguardia ambientale.
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