
Il pesce più contaminato da mercurio, fai attenzione - ecoblog.it
Pesce contaminato da mercurio, un problema tristemente attuale: ecco quali sono le tipologie più “sane” da scegliere al supermercato.
Mangiare pesce è una buona abitudine, questo è risaputo, ma non tutto il pesce è uguale. È questo il messaggio che emerge chiaramente da un recente rapporto del Consiglio Nazionale per la Sicurezza Alimentare (CNSA) che invita i cittadini a fare scelte più consapevoli.
Il documento, ancora non pubblicato ufficialmente ma riportato da Il Fatto Alimentare, evidenzia come alcuni prodotti ittici possano contenere quantità elevate di metilmercurio, una sostanza tossica per il sistema nervoso. Il problema riguarda soprattutto i grandi predatori marini come pesce spada e tonno, spesso presenti nella dieta degli italiani. Ma vediamo tutto nel dettaglio.
Il rischio del metilmercurio
La contaminazione da metilmercurio, secondo gli esperti, può rappresentare un rischio concreto soprattutto per bambini piccoli e donne in età fertile. A fronte dei benefici noti del pesce (come gli acidi grassi omega-3, le proteine nobili e le vitamine) c’è il triste rovescio della medaglia: una presenza eccessiva di mercurio può mettere a serio rischio la salute.
In Italia spesso si consuma poco pesce e, oltretutto, quello sbagliato. Secondo l’ultima indagine dell’ISNART, la maggior parte della popolazione consuma pesce solo una volta a settimana, spesso limitandosi a poche specie sempre uguali: orata, salmone e nasello.

Questa abitudine, unita alla scarsa informazione sui livelli di contaminazione, può portare facilmente al superamento della dose settimanale accettabile di metilmercurio, anche con porzioni ridotte. Il problema colpisce in modo particolare i più piccoli: per i bambini sotto i tre anni, ad esempio, basta una porzione e mezza di pesce “comune” per raggiungere il limite settimanale indicato dall’EFSA.
Per i bambini più grandi e le donne fertili la soglia viene superata con mezza porzione o poco più. Una situazione che, senza indicazioni chiare su come orientare la scelta, espone ampie fasce di popolazioni a rischi evitabili.
I pesci più e meno contaminati
Il CNSA propone alcune semplici linee guida per orientare la scelta dei consumatori. Prima di tutto, occorre limitare il consumo di pesce predatori (come tonno, pesce spada e smeriglio) a una porzione a settimana, massimo due per il tonno in scatola.
Da privilegiare, invece, le specie più piccole e grasse come l’aringa, lo sgombro, il salmone e la trota che contengono meno metilmercurio e più omega-3. Inoltre è utile variare frequentemente le specie consumate per evitare accumuli di contaminanti e assicurarsi un apporto completo di nutrienti.
Infine è preferibile consumare il pesce allevato con mangimi vegetali, che in media presenta livelli di mercurio più bassi.