
Puoi prevedere il sesso del futuro nascituro - ecoblog.it
Uno studio americano ipotizza un legame tra i tratti dominanti del volto maschile e il sesso del primo figlio, aprendo interrogativi sull’influenza dell’aspetto fisico nei processi riproduttivi.
In un’epoca in cui i video di gender reveal riempiono social e salotti, la domanda sul sesso del nascituro continua a incuriosire milioni di coppie. Non a caso, ogni possibile indizio viene osservato con attenzione. Dall’Università del Michigan arriva ora una teoria insolita ma basata su dati raccolti con metodo scientifico: il volto del padre potrebbe offrire indizi su chi nascerà. Il lavoro, condotto da un gruppo di studiosi coordinati da Benjamin Zubaly, ha coinvolto 104 coppie eterosessuali, tutte con almeno un figlio. Il team ha analizzato le caratteristiche facciali dei padri e i risultati hanno aperto scenari nuovi, fino a oggi mai presi in considerazione in modo sistematico.
Lo studio americano e il concetto di dominanza
Il punto centrale della ricerca pubblicata sulla rivista Adaptive Human Behavior and Physiology è la cosiddetta dominanza facciale. Un termine che può trarre in inganno, ma che in questo caso fa riferimento a un insieme di tratti ben precisi: simmetria, struttura ossea marcata, sguardo intenso. I partecipanti hanno fornito delle fotografie frontali, poi valutate da un panel per stabilire il grado di mascolinità, attrattività e appunto dominanza percepita. È quest’ultimo parametro a essere risultato significativo. Secondo gli autori, gli uomini con tratti considerati dominanti avevano una probabilità superiore all’80% di aver avuto un figlio maschio come primogenito.

Il dato ha sorpreso anche chi ha condotto l’indagine, che ha cercato una spiegazione nei meccanismi legati all’attrazione inconscia, alla selezione naturale e ai livelli ormonali delle madri al momento del concepimento. Non è stata invece rilevata alcuna correlazione tra i tratti del volto delle donne e il sesso del nascituro. Questo rafforza l’ipotesi che il volto maschile giochi un ruolo più marcato in certe dinamiche riproduttive, almeno sotto l’aspetto statistico. Il campione esaminato resta contenuto, ma offre un punto di partenza per studi futuri più ampi e diversificati.
I limiti della ricerca e i margini per nuovi approfondimenti
Lo studio è stato costruito a partire da dati retrospettivi, raccolti anni dopo la nascita dei figli, e basati su valutazioni soggettive. Gli autori ne sono consapevoli. La percezione della dominanza, infatti, varia da osservatore a osservatore e può essere condizionata da elementi culturali, sociali o perfino ambientali. Nonostante questo, la ripetitività statistica delle valutazioni, affiancata alla composizione demografica omogenea del campione, ha permesso di individuare un trend. Un aspetto che ha attirato l’attenzione di altri centri di ricerca, già pronti a replicare lo studio su scala più ampia.
Il nodo resta legato a come e perché un viso percepito come dominante possa influenzare la probabilità di concepire un figlio maschio. Alcuni scienziati ipotizzano un meccanismo biologico collegato ai livelli di testosterone nelle donne, che potrebbero essere attratte – senza saperlo – da tratti più marcati nei periodi di maggiore fertilità. Altri sottolineano il peso dell’evoluzione sessuale, secondo cui la trasmissione di certe caratteristiche fisiche potrebbe favorire la nascita di eredi maschi. Il dibattito è aperto, ma lo studio del Michigan ha posto le basi per una riflessione diversa sul ruolo della fisiognomica nella sfera riproduttiva.
Nel frattempo, la notizia ha suscitato interesse anche tra chi organizza eventi per il gender reveal. Non mancano già tutorial online che spiegano come osservare il volto del partner per “indovinare” se nascerà un maschio o una femmina. La scienza, però, invita alla cautela: si tratta di una ipotesi in fase esplorativa, non di una regola. Ma il fascino di poter “leggere” un futuro possibile sul volto di chi si ama resta, per molti, irresistibile.