
Utensili da cucina pericolosi (ecoblog.it)
Da diversi mesi permane un malinteso diffuso riguardo alla sicurezza degli utensili di plastica nera da cucina, come spatole e mestoli, dopo la pubblicazione di uno studio statunitense che ha generato allarmismo e confusione. Questo studio, apparso lo scorso autunno sulla rivista scientifica Chemosphere, sosteneva la presenza significativa di ritardanti di fiamma in tali utensili, sostanze potenzialmente nocive per la salute umana. Tuttavia, l’indagine è stata successivamente criticata per gravi errori metodologici e di calcolo che ne hanno fortemente ridimensionato le conclusioni.
Gli errori dello studio e la diffusione dell’allarme
Lo studio, condotto da un gruppo affiliato all’associazione Toxic-Free Future di Seattle, mirava a investigare la presenza di ritardanti di fiamma bromurati, in particolare il BDE-209, in prodotti di plastica nera destinati all’uso quotidiano. I ritardanti di fiamma sono additivi chimici utilizzati per ridurre la combustibilità di materiali plastici, ma il loro utilizzo è strettamente regolamentato, soprattutto nell’Unione Europea, a causa delle potenziali implicazioni per la salute, tra cui danni al sistema nervoso, riproduttivo e al fegato in caso di esposizione eccessiva.
Il gruppo di ricerca aveva analizzato 203 prodotti diversi, selezionandone 20 con livelli elevati di bromo per un approfondimento. I risultati indicavano la presenza di ritardanti in 17 di questi campioni più “critici”, ma questa percentuale è stata erroneamente interpretata da molti media come applicabile all’intero campione, generando la falsa percezione che l’85% degli utensili in plastica nera fosse contaminato.
Un altro punto controverso riguardava la stima dell’esposizione umana a queste sostanze. Lo studio si basava su dati di laboratorio in cui gli utensili venivano sminuzzati e immersi in olio bollente per quindici minuti, una condizione poco realistica rispetto all’uso quotidiano in cucina. Da questi esperimenti, era stata calcolata un’esposizione giornaliera al BDE-209 di 34.700 nanogrammi per una persona adulta di 60 chilogrammi, un valore dichiarato vicino a una soglia di sicurezza di 42.000 nanogrammi. Tuttavia, questo calcolo si è rivelato errato: la soglia corretta moltiplicata per il peso corporeo sarebbe stata 420.000 nanogrammi, un valore ben superiore a quello stimato dall’esposizione.
Normative europee e sicurezza degli utensili in plastica nera
L’Unione Europea dispone di normative rigorose per i cosiddetti MOCA (Materiali e Oggetti a Contatto con Alimenti), che regolano la produzione e l’uso di plastiche destinate all’uso alimentare. Queste regole prevedono limiti precisi per la migrazione di sostanze chimiche verso gli alimenti, garantendo un elevato livello di sicurezza per il consumatore. Inoltre, l’uso di plastica riciclata è consentito solo se derivante da materiali già autorizzati per il contatto con alimenti o se prodotto tramite nuove tecnologie sottoposte a valutazione dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare).

È importante sottolineare che i ritardanti di fiamma non vengono aggiunti intenzionalmente agli utensili da cucina, poiché questi strumenti non sono soggetti a rischi di incendio durante il normale utilizzo. La loro presenza, quando riscontrata, è probabilmente dovuta all’impiego di plastica riciclata proveniente da apparecchiature elettroniche, dove i ritardanti sono più comuni. Tuttavia, le normative e i controlli europei limitano severamente l’introduzione di sostanze vietate in questi materiali.
Il dibattito scientifico e l’importanza della comunicazione corretta
Dopo la pubblicazione delle correzioni al primo studio e la scoperta di ulteriori errori che hanno ridotto la stima di esposizione a meno del 2% rispetto alle soglie di sicurezza, la comunità scientifica ha espresso forti perplessità sull’affidabilità dello studio stesso, arrivando a suggerirne il ritiro. Nonostante ciò, la ricerca continua a circolare su piattaforme social e media, alimentando allarmi ingiustificati sulla sicurezza degli utensili in plastica nera.
La vicenda evidenzia anche come la comunicazione scientifica, se non gestita con rigore e attenzione, possa generare paure infondate. Il ruolo di enti come l’EFSA e le autorità nazionali è cruciale nell’analisi oggettiva delle evidenze e nella definizione di politiche di sicurezza basate su dati solidi e aggiornati.
In definitiva, l’acquisto e l’uso di utensili in plastica nera conformi alle normative europee non rappresentano un rischio significativo per la salute, grazie a sistemi di controllo e limiti stringenti che regolano il mercato alimentare e gli articoli destinati al contatto con il cibo.