
Scioglimento dei ghiacciai e risveglio vulcanico: un legame confermato dalle Ande cilene(www.ecoblog.it)
Un recente studio presentato alla conferenza Goldschmidt 2025 ha acceso nuovamente i riflettori su un fenomeno climatico di grande attualità.
Il riscaldamento globale potrebbe risvegliare i vulcani nascosti sotto l’Antartide e altre regioni glaciali del pianeta. La ricerca, frutto di anni di lavoro sul campo e analisi geochimiche, ha preso in esame sei vulcani delle Ande cilene, tra cui il Mocho-Choshuenco, rivelando come la fusione delle calotte glaciali possa influire direttamente sull’attività vulcanica, con potenziali conseguenze climatiche di vasta portata.
L’idea che la pressione esercitata da spessi strati di ghiaccio possa influenzare le eruzioni vulcaniche non è nuova, ma la ricerca guidata dal vulcanologo Pablo Moreno-Yaeger, dell’Università del Wisconsin-Madison, è la prima a fornire una documentazione dettagliata di questo fenomeno in un contesto continentale. Durante l’ultima era glaciale, infatti, la spessa calotta glaciale patagonica, con uno spessore superiore a 1.500 metri, ha agito come un vero e proprio “coperchio” sopra la camera magmatica del vulcano Mocho-Choshuenco, inibendo le eruzioni e favorendo l’accumulo di grandi volumi di magma silicico a profondità comprese tra 10 e 15 chilometri.
Quando, circa 13.000 anni fa, la calotta glaciale ha iniziato a ritirarsi, la pressione esercitata sul sistema magmatico si è improvvisamente ridotta. Questa decompressione ha favorito la fuoriuscita di gas disciolti nel magma, innescando eruzioni esplosive di grande portata. In particolare, tra 13.500 e 11.500 anni fa si sono verificate due eruzioni da oltre 5 km³ ciascuna, con magmi ricchi di anfibolo. La scoperta evidenzia come il ritiro dei ghiacci possa funzionare da “interruttore” per l’attività vulcanica, trasformando un vulcano apparentemente dormiente in un sistema esplosivo e attivo.
Implicazioni globali e scenari futuri
L’interesse dello studio va ben oltre le Ande cilene. Come sottolineato dagli stessi ricercatori, meccanismi analoghi potrebbero verificarsi in altre aree oggi coperte da ghiaccio, come l’Antartide occidentale, l’Alaska, la Russia orientale e parti della Nuova Zelanda. In queste regioni, lo scioglimento accelerato delle calotte glaciali dovuto al riscaldamento globale potrebbe portare a un aumento non solo della frequenza, ma anche della violenza delle eruzioni vulcaniche.
Questa prospettiva apre nuovi interrogativi riguardo ai rischi geologici e climatici connessi all’interazione tra fusione dei ghiacci e attività magmatica. Poiché le eruzioni vulcaniche rilasciano gas serra come anidride carbonica e metano, si potrebbe innescare un circolo vizioso: il riscaldamento globale fonde i ghiacci, che a loro volta liberano i vulcani, i quali emettono gas serra che alimentano ulteriormente il riscaldamento. Un meccanismo di retroazione climatica che potrebbe amplificare gli effetti del cambiamento climatico.

Le eruzioni vulcaniche possono avere effetti climatici contrastanti. Nel breve termine, l’espulsione di polveri sottili e aerosol in atmosfera può riflettere la luce solare e provocare un raffreddamento temporaneo del pianeta, come accadde nel 1991 con l’eruzione del Monte Pinatubo nelle Filippine, che abbassò la temperatura globale di circa 0,5 °C. Tuttavia, nel lungo periodo, la continua emissione di gas serra da parte di vulcani attivi contribuisce al riscaldamento globale.
Gli scienziati coinvolti nello studio avvertono che in uno scenario di riscaldamento globale sostenuto, questi processi potrebbero combinarsi generando un effetto cumulativo, con un aumento complessivo della temperatura terrestre. Il rischio è che si crei un circolo vizioso climatico, dove il rischio di eruzioni esplosive e frequenti in aree glaciali in rapido scioglimento diventi una nuova e significativa minaccia ambientale.