
Tempeste tropicali a grappolo: un fenomeno in evoluzione (www.ecoblog.it)
Un recente studio condotto ha rivelato un significativo spostamento nei modelli di formazione dei cicloni tropicali a grappolo.
Questi eventi, caratterizzati da due o più tempeste che si susseguono rapidamente nello stesso bacino oceanico, stanno diventando meno frequenti nel Pacifico nord-occidentale e sempre più comuni nell’Atlantico settentrionale, con un impatto crescente su Stati Uniti e Caraibi.
I cicloni tropicali, noti comunemente come tifoni o uragani, raramente si manifestano isolati. In circa il 60% dei casi, infatti, si verificano in gruppi consecutivi, fenomeno che può causare danni amplificati, poiché le aree colpite dispongono di tempo limitato per riprendersi tra una tempesta e l’altra. Un esempio recente è rappresentato dal settembre 2024, quando il tifone Bebinca e la tempesta tropicale Pulasan hanno colpito Shanghai a distanza di soli tre giorni, paralizzando infrastrutture e ritardando i soccorsi.
Secondo Dazhi Xi, coautore della ricerca, «È fondamentale capire se la formazione di questi cluster sia un mero caso oppure il risultato di fattori climatici più complessi». Per questo motivo, gli scienziati hanno sviluppato un modello probabilistico che considera la frequenza di formazione, la durata e la tempistica stagionale delle tempeste per simulare i loro raggruppamenti nell’ultimo decennio, confrontando i risultati con dati osservativi reali.
Risultati dello studio: uno spostamento causato dal riscaldamento globale
L’analisi ha evidenziato che i gruppi di cicloni stanno aumentando in maniera significativa nell’Atlantico settentrionale, mentre sono in diminuzione nel Pacifico nord-occidentale, area che include Hong Kong, Giappone e Filippine. Il dato cruciale è che il cambiamento nella frequenza delle tempeste è il principale motore di questo spostamento nei “punti caldi” dei cluster, mentre la durata e la tempistica degli eventi hanno un’influenza secondaria.
Ulteriori approfondimenti indicano che questo fenomeno è strettamente correlato a un modello di riscaldamento globale simile a quello osservato durante il fenomeno La Niña. In questo scenario, il Pacifico orientale si riscalda più lentamente rispetto al Pacifico occidentale, alterando le condizioni oceaniche e atmosferiche che regolano la formazione e la frequenza delle tempeste.
Questo schema non solo modifica la frequenza di formazione dei cicloni, ma influenza anche la forza delle onde su scala sinottica – perturbazioni atmosferiche che si susseguono come treni – aumentando così la probabilità di sviluppo di cluster ciclonici nell’Atlantico. In alcuni anni, il modello ha sottostimato il numero di tempeste raggruppate, suggerendo che non tutti i gruppi si formano per semplice casualità, ma sono attivamente amplificati da queste dinamiche atmosferiche.

La crescente frequenza di cicloni tropicali consecutivi rappresenta una minaccia sempre più pressante per le coste del Nord Atlantico, con conseguenze rilevanti per la sicurezza e la resilienza delle comunità costiere. Gli studiosi sottolineano la necessità di adottare misure concrete per rafforzare le infrastrutture costiere, migliorare i sistemi di risposta alle emergenze e aumentare la capacità di adattamento ai rischi multipli.
Tra le raccomandazioni principali figurano il potenziamento dei sistemi di drenaggio urbano, l’adeguamento delle reti elettriche per garantirne la continuità anche durante eventi meteorologici estremi e il miglioramento dell’affidabilità delle reti idriche, fondamentali per sostenere le popolazioni colpite da tempeste multiple. Inoltre, le squadre di pronto intervento devono essere preparate a rispondere a più eventi in rapida successione, garantendo così un’efficace gestione delle emergenze.
Lo studio, intitolato “Shifting Hotspot of Tropical Cyclone Clusters in a Warming Climate”, rappresenta un importante contributo scientifico per la comprensione dei meccanismi alla base della distribuzione e della frequenza dei cicloni tropicali, fornendo indicazioni preziose per pianificare strategie di mitigazione e adattamento in un mondo sempre più segnato dagli effetti del riscaldamento globale.