Stufe a pellet, la fine di un'era: ecco la novità che cambia tutto - ecoblog.it
Il mercato dell’energia cambia e cresce l’interesse per i combustibili rinnovabili. Tra le soluzioni più economiche e sostenibili, biomassa, cippato e scarti agricoli si confermano valide alternative al pellet tradizionale.
Con l’aumento del costo dell’energia e la progressiva transizione dai combustibili fossili, cresce l’attenzione verso fonti rinnovabili e sistemi di riscaldamento più sostenibili. Le caldaie a biomassa, alimentate con materiali naturali come legno, scarti agricoli o residui organici, stanno diventando una scelta sempre più diffusa nelle abitazioni italiane, specialmente in aree dove esiste una filiera corta del legno. Il principio è semplice: le biomasse rilasciano, durante la combustione, la stessa quantità di anidride carbonica che la pianta ha assorbito nel suo ciclo vitale. Ciò le rende neutre dal punto di vista ambientale, riducendo l’impatto sul clima e permettendo un risparmio economico rispetto ai carburanti fossili. Il pellet, composto da segatura compressa e lignina naturale, è stato per anni la soluzione più scelta per la sua efficienza e praticità. Ha un potere calorifico circa 25% superiore alla legna e produce meno cenere. Ma il suo prezzo, dopo i rincari del 2022, ha iniziato a spingere molti utenti a cercare alternative più economiche e ugualmente ecologiche per alimentare stufe e caldaie.
Il cippato di legno e la riscoperta dei combustibili locali
Tra le opzioni più interessanti c’è il cippato di legno, ottenuto dalla sminuzzatura di rami, scarti di potatura o tronchi non trattati. È una soluzione particolarmente indicata per chi dispone di spazio e vuole ridurre le emissioni e i costi di riscaldamento.
Il cippato, una volta essiccato, garantisce una combustione pulita e stabile, mantenendo l’equilibrio naturale della CO₂. Il suo costo varia dai 2 ai 6 euro al quintale, molto inferiore rispetto al pellet, e può essere prodotto localmente con macchine specifiche chiamate cippatrici, limitando il trasporto e le spese di approvvigionamento.

Certo, non è una soluzione priva di limiti. Il cippato richiede ampio spazio per lo stoccaggio, deve essere conservato al riparo dall’umidità e tende a bruciare più velocemente rispetto al pellet. Per questo motivo è ideale per abitazioni medio-grandi, strutture agricole o condomìni che dispongono di impianti di stoccaggio dedicati.
L’interesse per il cippato sta crescendo soprattutto nelle aree montane e rurali del Nord Italia, dove le foreste locali permettono di creare circuiti virtuosi di energia a chilometro zero, unendo sostenibilità ambientale e risparmio economico.
Scarti agricoli e nuove biomasse: sansa, nocciolino e agri-pellet
Accanto al legno, l’attenzione si sposta ora verso i biocombustibili non legnosi, ricavati dagli scarti della lavorazione agricola. Tra questi spiccano sansa e nocciolino, sottoprodotti dell’industria olearia.
La sansa, composta da bucce, noccioli e polpa d’oliva essiccata, è un combustibile naturale utilizzato sia in ambito domestico che industriale. Il nocciolino, ottenuto solo dal nocciolo d’oliva, è invece un materiale granuloso con un potere calorifico molto elevato, tra 4,5 e 6,5 kWh/kg, e un costo che varia dai 20 ai 25 euro al quintale. È compatibile con molte caldaie policombustibili, capaci di adattarsi a diversi materiali di alimentazione.
Un’altra alternativa in crescita è l’agri-pellet, prodotto dagli scarti agricoli come gusci triti di noci e mandorle, residui di mais o vinacce d’uva. Questo tipo di biomassa offre un alto rendimento energetico e incarna perfettamente il principio di economia circolare, trasformando i rifiuti delle campagne in una risorsa utile per il riscaldamento domestico.
L’agri-pellet, però, tende a generare più cenere e residui rispetto al pellet di legna e può produrre emissioni superiori, motivo per cui è fondamentale verificarne la compatibilità con le normative ambientali regionali e con i sistemi di filtraggio della propria caldaia.
Prima di scegliere un biocombustibile alternativo è importante considerare anche la compatibilità dell’impianto. Non tutte le stufe a pellet tradizionali possono bruciare sansa, nocciolino o cippato senza modifiche. È quindi consigliabile informarsi presso il produttore o il rivenditore del proprio apparecchio e valutare la dimensione dell’abitazione, lo spazio per lo stoccaggio e i costi di reperimento locali. Le biomasse, se utilizzate correttamente, rappresentano una risorsa concreta per ridurre i consumi, rendere il riscaldamento più indipendente e contribuire alla transizione energetica del Paese. La sfida sarà quella di coniugare efficienza, sostenibilità e accessibilità, favorendo la diffusione di tecnologie sempre più flessibili e adattabili ai diversi combustibili naturali.
