Hai una succulenta in casa? Attento a questo gesto automatico che la danneggia senza che te ne accorga - ecoblog.it
Le piante grasse non sono immuni agli errori: c’è un modo sbagliato di innaffiarle che le rovina. Scopri qual è e come evitarlo.
Le piante grasse sono spesso considerate perfette per chi ha poca esperienza, poco tempo o semplicemente ama l’idea di una pianta resistente che richieda cure minime. Sono belle, versatili, esotiche. Alcune crescono dritte e slanciate, altre si arrotolano in rosette compatte e geometriche, ma quasi tutte vengono scelte per la loro fama di sopravvivenza. Il punto è che questa fama può trarre in inganno. C’è un’azione apparentemente innocua – in realtà molto comune – che può compromettere in modo irreversibile la salute di una succulenta. E riguarda proprio l’acqua.
Dove sbagliano in tanti: troppa acqua o acqua nel posto sbagliato
Innaffiare una pianta grassa sembra banale. Ma chi ha avuto almeno una succulenta sa che non basta spruzzare acqua sulle foglie per mantenerla in salute. Il problema è che in molti si limitano a nebulizzare, convinti che sia sufficiente. Questo tipo di intervento superficiale, però, può creare più danni che benefici. Le foglie, se bagnate troppo spesso, favoriscono la formazione di muffe e funghi, soprattutto se la pianta è in un ambiente poco ventilato. E se si tratta di piante a rosetta, come l’Echeveria, l’acqua che ristagna nel centro può causare marciumi interni, silenziosi ma letali.
L’altro errore è l’opposto: l’eccesso di acqua nel terreno. Le radici delle piante grasse non sono adatte a gestire ambienti costantemente umidi. Se il terriccio non si asciuga completamente tra un’innaffiatura e l’altra, le radici cominciano a deteriorarsi. E non si tratta solo di un problema estetico: quando la pianta inizia a marcire, spesso non si può fare nulla per salvarla.
Il controllo più semplice è infilare un dito nel terreno. Se a un paio di centimetri di profondità il terriccio è ancora umido, non bisogna innaffiare. Serve pazienza. La pianta non muore per sete, ma può morire per troppa cura. Una regola semplice, ma spesso ignorata.
Come si innaffia davvero una pianta grassa (e quando farlo)
Il metodo corretto prevede di bagnare solo il terreno, senza toccare le foglie né il fusto. Un piccolo annaffiatoio a becco stretto è l’ideale, perché permette di dirigere l’acqua alla base della pianta. Altrimenti, si può usare anche il metodo dell’immersione: si mette il vaso in una bacinella con un po’ d’acqua e si lascia che la pianta assorba dal basso ciò che le serve, poi si fa scolare bene tutto il liquido in eccesso.

Una condizione fondamentale è che il vaso abbia fori di drenaggio: se l’acqua resta intrappolata sul fondo, ogni sforzo sarà inutile. Bisogna anche svuotare il sottovaso dopo ogni innaffiatura: sembra un dettaglio, ma è uno dei motivi più comuni di marciume radicale. La pianta assorbe solo quello che le serve. Il resto deve andarsene.
La frequenza dipende dalla stagione. In estate, le piante grasse consumano più acqua, soprattutto se esposte al sole diretto. Ma nemmeno allora vanno innaffiate ogni giorno. In inverno, entrano in una sorta di dormienza: non crescono, non evaporano molto, non vanno quasi mai bagnate. Una volta al mese, in molti casi, è più che sufficiente.
Il mito della pianta che si cura da sola va ridimensionato: le succulente sono sì resistenti, ma non sono invincibili. Basta poco per farle marcire. Per questo, l’errore più comune è pensare che l’acqua sia sempre un gesto d’amore, quando spesso è un eccesso di zelo.
