Bollette a picco nel 2026: lo Stato ci mette la faccia e torna a sostenere le famiglie italiane - ecoblog.it
Non è solo una questione di risparmio: dietro l’emendamento c’è un’idea diversa di energia, controllo pubblico e futuro sostenibile
Una svolta inattesa potrebbe ridisegnare il panorama dell’energia in Italia. Il Partito Democratico ha segnalato come prioritario un emendamento alla Legge di Bilancio 2026 che punta a reintrodurre un sistema pubblico di fornitura dell’energia elettrica, destinato a milioni di famiglie italiane. La misura, se approvata, consentirebbe a un Acquirente unico statale, sotto il controllo del Ministero dell’Economia, di fornire direttamente energia a famiglie vulnerabili e a reddito medio-basso, garantendo condizioni economiche più vantaggiose rispetto al mercato libero. Il progetto ha le caratteristiche di una controriforma strutturale, capace di cambiare la traiettoria impressa al settore energetico dalla liberalizzazione del 2024.
Chi potrà accedere e perché questa proposta cambia gli equilibri
Fino al giugno 2024, milioni di italiani usufruivano del mercato tutelato, un sistema in cui l’Autorità Arera stabiliva il prezzo dell’energia. La fine di questo regime ha generato timori e incertezza, lasciando i consumatori alle prese con offerte del mercato libero spesso poco chiare e con margini di guadagno elevati per i fornitori. La misura proposta dal PD prevede un ritorno parziale al modello pubblico, ma con criteri più ampi e inclusivi.

Ad oggi, restano nel regime di tutele graduali solo alcune categorie ritenute “vulnerabili”: over 75, disabili, titolari di bonus sociali, residenti in isole minori non collegate e persone in abitazioni temporanee per calamità. Con il nuovo emendamento, si allargherebbe in modo deciso la platea, includendo le famiglie con ISEE fino a 20.000 euro, e fino a 30.000 euro per i nuclei con più di tre figli. Significa coinvolgere milioni di famiglie che oggi pagano tariffe piene, anche se in condizioni economiche fragili.
Non solo: chi è uscito dalle tutele per scadenza dei termini (la finestra si è chiusa il 30 giugno 2025) potrebbe rientrare nel sistema, su richiesta, con proroga fino al 31 marzo 2028. È una riapertura pensata per chi si è trovato nel mercato libero senza alternative, magari senza nemmeno esserne pienamente consapevole. Si punta così a ricucire lo strappo provocato dalla fine del mercato tutelato, senza tornare formalmente indietro, ma reintroducendo la possibilità di una scelta pubblica.
Il vantaggio è duplice. Da una parte, l’Acquirente unico potrebbe negoziare direttamente sul mercato all’ingrosso, accedendo a condizioni migliori e abbattendo i costi finali per le famiglie. Dall’altra, si eliminerebbe il margine commerciale dei fornitori privati, che pesa su ogni kWh fatturato. Non si tratta, quindi, solo di aiuti: è un modello energetico alternativo, in cui lo Stato torna protagonista nella distribuzione.
Un piano in tre mosse: più tutele, riapertura alle adesioni e spinta verso le rinnovabili
L’emendamento presentato dal Partito Democratico è un pacchetto organico, articolato in tre misure che si tengono insieme. La prima è l’introduzione dell’Acquirente unico statale come fornitore diretto. La seconda è la riapertura dei termini per accedere alle tutele graduali, con l’allargamento dei requisiti e una proroga temporale del servizio. La terza misura, forse meno evidente ma strategica, riguarda la transizione ecologica.
Nel testo si prevede infatti che le imprese energetiche vengano incentivate a firmare contratti a lungo termine per l’acquisto di energia da fonti rinnovabili, con l’obiettivo che entro il 2030 almeno il 65% dell’energia venduta provenga da fonti pulite. Si tratta di una misura coerente con gli obiettivi europei sul clima, ma che assume un valore aggiunto se collegata a una rete pubblica di distribuzione. L’idea, in sostanza, è quella di far viaggiare energia rinnovabile negoziata dallo Stato direttamente verso i consumatori, senza intermediari privati.
A livello politico, il PD ha deciso di accorpare tutte le proposte in un unico emendamento strategico, rinunciando ad altri interventi per restare nei limiti degli emendamenti segnalabili. Una scelta che segnala quanto la questione bollette sia considerata centrale nella strategia del partito. L’emendamento, ora in discussione nelle commissioni parlamentari, dovrà affrontare il confronto con le forze di maggioranza, tradizionalmente favorevoli al mercato libero e meno inclini a interventi pubblici diretti.
Eppure, la proposta del PD intercetta un disagio reale: molte famiglie faticano a gestire il costo dell’energia, e la liberalizzazione del mercato non ha mantenuto la promessa di maggiore concorrenza e prezzi più bassi. Con il ritorno di una sponda pubblica, si riapre lo spazio per una nuova idea di servizio essenziale: quello che tutela, accompagna e non lascia soli i cittadini di fronte alle logiche di mercato.
