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Cronaca ambientale

Concordia, prime condanne: confermati i patteggiamenti per i 5 indagati dell’equipaggio

32 morti e cinque condanne, per ora, nel processo sul naufragio della nave Costa Concordia: accolto il patteggiamento chiesto dai cinque membri dell’equipaggio co-imputati con il comandante Francesco Schettino

Una “condanna” che è già stata bollata da molti come “ingiusta”: i 5 co-indagati con Schettino per l’omicidio di 32 persone a causa del naufragio della nave da crociera Costa Concordia, tutti accusati di omicidio plurimo colposo e lesioni colpose, accuse per le quali avevano chiesto ed ottenuto il patteggiamento nel processo, sono stati tutti condannati.

La condanna più alta patteggiata per il disastro della Costa Concordia è per il capo dell’Unità di crisi di Costa Crociere, Roberto Ferrarini, a 2 anni e 10 mesi. L’hotel director della Costa Concordia Manrico Giampedroni ha patteggiato 2 anni e 6 mesi. L’ufficiale in plancia Ciro Ambrosio ha avuto 1 anno e 11 mesi, l’altro ufficiale Silvia Coronica 1 anno e 6 mesi, il timoniere Jacob Rusli Bin 1 anno e 8 mesi. Ambrosio, Coronica e Bin erano indagati anche per naufragio colposo.

La sentenza, letta stamattina dal giudice Molino, mette un primo punto chiaro sulle responsabilità del disastro: tuttavia la richiesta di patteggiamento avanzata più volte dai legali del comandante Schettino non è mai stata accettata dalla procura di Grosseto (tantomeno lo sarà dal Tribunale giudicante): secondo il Gup di Grosseto la struttura di potere fortemente verticistica che vigeva sulla nave, sulla cui vetta stava il Comandante, pone quest’ultimo in una posizione totalmente differente rispetto ad ufficiali e sottoposti: ”

Le singole possibilità di intervento nell’ambito delle rispettive posizioni di responsabilità e garanzia, cedono il passo a fronte di scelte decisionali di segno differente e opposto adottate dal titolare del comando.”

ha spiegato il Gup; Francesco Venusio invece, procuratore di Grosseto che in aula rappresenta la pubblica accusa, è invece ben più lapidario sulle responsabilità:

“La colpa del fatto che la nave sia andata a sbattere contro gli scogli del Giglio è di Francesco Schettino. Gli altri imputati hanno avuto responsabilità minimali, sia pur a diverso titolo: il vero tema sarà di stabilire l’entità della condanna di Schettino.”

Una prima conferma della validità di questo impianto accusatorio è stata data proprio con la sentenza di questa mattina, ma è altrettanto vero che i dubbi, cocenti e fortissimi, restano: i legali di Schettino, e lo stesso imputato, hanno annunciato una battaglia colpo su colpo alle accuse mosse, non negando le responsabilità dell’ex Comandante ma coinvolgendo anche l’azienda Costa, cosa che sta avvenendo anche nel processo americano.

Tutto starà a chiarire la natura della manovra: secondo la difesa di Schettino l’oramai famoso “inchino” è stato eseguito, male, sotto indicazioni della compagnia Costa Crociere (cosa già verificata e che continua ad avvenire, come a largo di Sorrento e Positano, o nella laguna di Venezia); una tesi respinta dalla procura, che parla di una manovra azzardata eseguita apposta per fare un favore personale al maitre di bordo, che sull’isola del Giglio aveva alcuni parenti.

Due tesi differenti, per le quali occorrerà anche capire la posizione fisica del Comandante a bordo durante l’impatto (era in cabina? Era in plancia? Era al timone?).

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