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Acqua

Fabrizio Barca, le pressioni di De Benedetti e le lobbies per la privatizzazione dell’acqua

Lo scherzo de La zanzara su Radio24 ha portato alla luce l’intricato sistema di nomine ministeriali e non è un mistero che le lobbies ci mettano il loro zampino

Ieri sera è andato in onda lo scherzo de La zanzara ai danni di Fabrizio Barca. Il programma radiofonico condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo ha mandato in onda la telefonata tra Fabrizio Barca e un imitatore che si è finto Nichi Vendola. Oggetto della chiacchierata telefonica la proposta a Barca per la nomina a ministro per l’Economia. Ma Fabrizio Barca credendo di trovare all’altro capo un amico si è confidato in merito alle pressioni ricevute al fine di accettare l’incarico. Viene fuori così che l’ing. Carlo De Benedetti a capo delle Compagnie Industriali Riunite della famiglia De Benedetti sotto il cui controllo ci sono Sorgenia e Repubblica fa pressing a Barca per convincerlo a entrare nella squadra di governo.

Carlo De Benedetti ha poi smentito ma restano le considerazioni che fa Barca in merito a un certo sistema di fare politica e gestito dalle lobbies. Una premessa è importantissima: ovvero che solo negli Stati Uniti l’attività di lobby è regolamentata e trasparente mentre da noi in Italia così come in altri Paesi europei questa si svolge nell’oscurità e dunque senza tracciabilità alcuna.

Perché De Benedetti ha bisogno di Fabrizio Barca al governo in qualità di ministro dell’Economia?

Fabrizio Barca è un economista nonché politico e ex ministro nel governo Monti. Il legame con De Benedetti esiste da tempo tant’è che il documento di Barca Un partito nuovo per un buon Governo viene rilanciato proprio da Repubblica. E fin qui, come dire? niente di male. Tranne che per De Benedetti si profilano parecchie ombre all’orizzonte a partire da Sorgenia e da Mps, ossia da quella banca senese che per usare la lettura fatta da Simplicissimus:

non era tanto il Pd a possedere Mps, quando Mps a possedere il Pd e a determinarne le scelte di fondo e le mosse. Poteva anche sembrare una tesi astratta, ma la polemica che si è sviluppata nelle ultime ore sul rapporto tra De Benedetti e il Monte dei Paschi, illumina parecchie penombre degli ultimi anni.

Di che penombre o ombre parliamo?
Al momento Sorgenia sta negoziando con le banche Mps, Intesa, Unicredit e Mediobanca il congelamento dei debiti pari a 1,86 miliardi di euro. Sorgenia ha da oggi vita per 1 mese se non trova presto un accordo con i creditori. In effetti delle necessità economiche di Sorgenia se ne era accorto anche Beppe Grillo quando alla fine del mese scorso pubblicava un suo post in merito alle attività della lobbista Roberta Romiti. Su Sorgenia pende l’inchiesta per Vado Ligure ossia per la partecipata Tirreno Power di cui detiene il 39%; ha inoltre 4 centrali a gas proveniente dalla Libia attraverso Eni. Sorgenia e Enel sono unite oggi in lobby per il decreto ammazza rinnovabili, ovvero quel capacity payment che toglie alle rinnovabili per dare alle centrali termoelettriche a gas e carbone, al petrolio insomma.

Perché Sorgenia è anche privatizzazione dell’acqua?
Nel 2006 Mps con un pool di banche finanzia con 500 milioni di euro Sorgenia che porta al 78% la sua partecipazione in Energia Italiana ovvero in Acea, Electrabel, Hera, Iren, Mps e Bnl. Praticamente il pool interessato alla privatizzazione dell’acqua. Nel 2007 durante il governo Prodi Mps entra con la quota dell’1,2% in Sorgenia. Si chiede Simplicissimus:

Ora è lecito chiedersi se l’ostilità che il Pd ebbe nei confronti dei referendum e in special modo di quello sull’acqua pubblica, ostilità del tutto incoerente sul piano politico e suicida su quello elettorale (tanto da costringere a un cambiamento dell’ultima ora) non sia derivato dal fatto che i soldi della Fondazione Mps esigevano un prezzo politico.

Ma non c’è il referendum contro la privatizzazione dell’acqua del 2011 da rispettare?
In realtà, da allora, al referendum sono state innescate numerose trappole per evitare di applicarlo come hanno avuto modo di denunciare i Comitati cittadini che si sono battuti per l’acqua bene comune universale.

In effetti il no a Stefano Rodotà presidente trova oggi una sua risposta così come ci spieghiamo la rielezione di Giorgio Napolitano e la nomina a premier di Enrico Letta. Neanche Matteo Renzi viene elettro premier attraverso elezioni ma con mandato presidenziale. Nel 2015 Romano Prodi porterà a Milano l’Authority mondiale per l’acqua, progetto già presentato a Ban Ki Moon. Dunque se la squadra va ricompattata attraverso il patron De Benedetti e con la regia di Romano Prodi serve che torni sulla scena Edo Ronchi, ex ministro per l’Ambiente oggi in stand-by in qualità di subcommissario all’Ilva e l’autore del testo per la privatizzazione dell’acqua noto come Decreto Ronchi.

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