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Acqua

Salviamo gli Oceani, la conferenza a Washington del Dipartimento di Stato Usa

OurOcean2014 è la conferenza iniziata oggi a Washington e che durerà due giorni dedicata alla protezione degli Oceani promossa dal Dipartimento di Stato Americano

Oggi John Kerry Segretario di Stato americano ha aperto la conferenza Our Ocean 2014 voluta dal Governo americano e a cui prendono parte personalità politiche, scienziati e opinionisti che esporranno la necessità di tutelare gli Oceani. L’obiettivo della conferenza è di creare un ponte di comunicazione tra l’amministrazione americana, gli altri Paesi e i cittadini per renderli consapevoli della necessità di proteggere il mare. Le azioni vertono su tre assi che riguardano la pesca sostenibile, l’inquinamento del mare e l’acidificazione degli Oceani. Il coinvolgimento è praticamente planetario e si svolge sui social attraverso l’hastag ?#?OurOcean2014?. Certament6e fa piacere leggere un tweet di Leonardo di Caprio che cinguetta:

Oppure vedere Philippe Costeau impegnato a spiegare all’Assemblea perché dagli Oceani dipende anche la vita sulla terraferma:

Mi resta un grande dubbio: ma perché poi quando c’è da trivellare alla ricerca di petrolio o di shale gas anche se non direttamente nell’Oceano poi l’America smette di essere correttamente ambientalista?

Pesca sostenibile

Molti degli stock ittici mondiali sono pescati a livelli che non sono sostenibili nel lungo termine. Esistono dati ragionevoli circa la pesca mondiale che ci dicono che il 30% degli stock è sovrasfruttato, mentre un altro 57% richiede una gestione attenta per per evitare il declino. La pesca eccessiva danneggia gli ecosistemi degli Oceani riducendo il potenziale a lungo termine degli stock ittici sia per la fornitura di cibo sia di posti di lavoro. La conferenza esplorerà queste sfide e cercare di individuare soluzioni per affrontarle.

Inquinamento marino

Si stima che il 80% dell’inquinamento marino abbia origine sulla terraferma. Ci sono stati progressi significativi nella lotta contro l’inquinamento marino. Ma dobbiamo fare di più poiché l’inquinament oè causato da causata da diverse fonti, tra cui le acque reflue dell’ agricoltura, scarichi civili e industriali. Questo inquinamento non fa altro che sovraccaricare gli ambienti marini con alte concentrazioni di nutrienti che possono causare grandi fioriture algali. L’ossigeno viene consumato dalle alghe quando degradano e così si creano zone morte dove non può prosperare la vita marina. Ci sono circa 600 zone morte nel mondo. Ci sono anche altre fonti di detriti marini, sia sul mare sia sulla terra, compresi i bagnanti che lasciano i rifiuti sulla spiaggia ma anche inquinamento causato da fognature, navi ed altre imbarcazioni, impianti industriali, smaltimento dei rifiuti e petrolio e gas offshore. La corretta raccolta, gestione e riciclo per lo smaltimento dei rifiuti, così come la riduzione dei consumi e del packaging, possono aiutare a ridurre il problema dei rifiuti marini. Uno dei modi più importanti per affrontare queste sfide globali è quello di fermare gli inquinanti in entrata nell’ambiente marino in primo luogo. Ci sono molti di questi sforzi in corso a livello nazionale, regionale e internazionale, ma c’è un bisogno urgente di stimolare tali sforzi a livello globale.

Foto | Us Embassy Of Italy @ Facebook

Acidificazione degli Oceani

Gli Oceani regolano il nostro clima e sono essenziali per le correnti, la cattura della CO2 e per le sostanze nutritive: la catena alimentare inizia nelle loro acque. Dall’inizio della rivoluzione industriale, gli oceani hanno assorbito quasi il 30% dell’ anidride carbonica dall’atmosfera generata dalle attività umane. L’anidride carbonica si mescola all’acqua dell’Oceano rendendola più acida. Oggi, gli oceani sono il 30% più acidi di quanto non fossero prima della rivoluzione industriale. Ancora più preoccupante è che la chimica degli oceani sta cambiando 10 volte più velocemente che in qualsiasi altro momento negli ultimi 50 milioni anni, il che rende difficile per gli organismi che lo abitano adattarsi a queste nuove condizioni alla stessa velocità. Gli Oceani più acidi avranno impatti significativi sugli ecosistemi marini e dunque sulle economie costiere che da essi dipendono. Un primo passo necessario verso lo sviluppo di una migliore comprensione del processo di acidificazione consiste nel monitorare e misurare l’oceano per riconoscere quali cambiamenti si stanno verificando e quando. Ciò richiede una rete di scienziati in tutto il mondo che raccolga e organizzi i dati sull’acidificazione.

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