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ECOLOGIA

Giornalismo e ambiente: il New York times chiude la sezione “environment”

Il New York Times chiude la sezione “ambiente”

L’autorevole quotidiano americano New York Times chiuderà la sezione “Ambiente”, riassegnando i sette giornalisti e i due editor ad altri reparti: come ha spiegato il direttore editoriale Dean Baquet

Non è stata una decisione presa alla leggera: per me e Jill la copertura del settore ambientale è ciò che contraddistingue il New York Times dagli altri giornali. Dedichiamo molte risorse a questo settore, ora più che mai: è puramente una questione strutturale del giornale, non abbiamo perso il desiderio di coprire questo settore editoriale

ha detto Baquet riferendosi alla decisione presa da lui e da Jill Abramson, direttore esecutivo.

Secondo il direttore Baquet questa decisione è stata presa in virtù della multidisciplinarietà dell’argomento ambiente: fino a pochi anni fa considerato “di nicchia” per sua stessa ammissione, oggi l’ambiente e la cronaca ambientale sono al centro anche dei programmi elettorali in ogni parte del mondo (l’agenda verde di Obama è stato uno dei pilastri della sua campagna, checchè se ne pensi).

Nel 2009, quando è stato creato il desk “Ambiente” nella redazione del NYT, la materia era considerata “singola ed isolata” mentre oggi la cronaca ambientale

si interseca con l’economia, il commercio, in ambito nazionale e locale. Sono tematiche più complesse: abbiamo bisogno di persone che lavorano su tematiche differenti per coprire le diverse accezioni di ogni storia

ha spiegato Baquet; il dibattito tra giornalisti che si occupano di ambiente è effettivamente già aperto, anche in Italia: la interdisciplinarietà del tema, che spesso tocca anche aspetti politici, giudiziari, amministrativi (come tentiamo di fare sempre, qui su Ecoblog), dimostrandosi molto più complessa di quanto sembri, non relegabile alla voce “attivismo”.

La necessità di disporre di numerose fonti di informazione sul tema (ad esempio, parlando di petrolio occorre dare un’occhio ai mercati azionari, ai progetti internazionali di oleodotti, alla crescita della green economy, al welfare, alla politica, alle lobby, etc) rende la branca ambientale del giornalismo piuttosto complessa da maneggiare per i giornalisti del settore.

Baquet ha dichiarato che si incontrerà con ognuno dei giornalisti ambientali del NYT per decidere insieme nuova qualifica e settore, ma non si conoscono ancora le decisioni in merito a Green Blogs, il blog che copre quotidianamente le notizie su energia ed ambiente.

Di tutt’altra posizione il direttore esecutivo della Society of Environmental Journalists Beth Parke, la quale definisce “preoccupante” la decisione del quotidiano di New York:

I team dedicati portano forza e consistenza alla copertura di questioni legate all’ambiente: per questo è sempre una perdita enorme vederne lo smantellamento.

Un dibattito decisamente interessante, che apporterebbe cambiamenti necessari anche sul modo di fare giornalismo ambientale in Italia, troppo spesso schiavo dell’attivismo ecologista (sacrosanto, per carità) che spesso esprime ma non informa: su temi chiave come l’ambiente è forse l’ora di maggiore onestà intellettuale.

Via | Poynter
Foto | Flickr

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