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Clima

I cambiamenti climatici stanno generando centinaia di milioni di profughi

I cambiamenti climatici stanno amplificando i rischi di siccità, inondazioni, uragani e innalzamento dei mari. A farne le spese saranno soprattutto milioni di persone che vivono nelle aree più povere e marginali del pianeta.

Questo è il genere di notizia che non si legge volentieri, ma che non si può ignorare.

Nei prossimi anni è sempre più probabile che centinaia di milioni di persone saranno costrette ad abbandonare la propria terra a causa del global warming. E’ il commento dell’economista ed esperto di cambiamenti climatici Nicholas Stern in seguito al fatto che la CO2 si sta avvicinando alle 400 ppm. (1)

Movimenti di massa saranno sempre più frequenti nei prossimi decenni a causa di un aumento della temperatura che potrebbe arrivare fino a cinque gradi centigradi. Questo trend è sempre più probabile, visto che i livelli di CO2 continuano ad essere in crescita, anzi in accelerazione.

«Se le temperature dovessere arrivare a queli livelli, avremmo devastato gli schemi climatici tradizionali, diffondendo i deserti», ha dichiarato Stern «Centinaia di milioni di persone saranno costrette a lasciare le proprie terre a causa della riduzione o del collasso di agricoltura ed allevamento. I problemi sorgeranno quando tenteranno di migrare in regioni vicine, perchè nasceranno conflitti conle popolazioni locali. E non sarà un fatto occasionale; potrebbe diventare una caratteristica permanente della vita sulla terra.»

Se qualcuno pensa che Stern esageri è perchè non conosce i fatti o non li vuole conoscere, visto che i profughi ambientali esistono già  in varie zone del mondo, come documenta la gallery fotografica qui sotto, che vi invito a sfogliare anche se non è esattamente piacevole guardarla.

Siccità e inondazioni, unite ad un clima di alta instabilità politica stanno colpendo l’Africa orientale. Il più grande campo profughi del pianeta si trova a Dabaab (vedi le foto qui sotto) nel nord est del Kenya dove vivono circa mezzo milione di persone, in gran parte in fuga dalla Somalia. I profughi non scappano solo dalla guerra, ma anche da condizioni di vita sempre più difficili: negli ultimi quindici anni la disponibilità pro capite di cibo si è ridotta del 10% e quella di acqua del 50% (fonte FAO).

Ma non si tratta solo di questo. Vorrei ricordare ancora altre due storie, per comprendere come i cambiamenti climatici possono influire in modo imprevedibile sulle condizioni di vita (foto nella gallery).

In Bangladesh, migliaia di profughi si sono accampati nella capitale perchè a seguito della maggiore erosione fluviale hanno perso la loro abitazione.  Le basse isole del delta del Gange sono sempre più sommerse ed i pescatori si devono reinventare allevatori su terre arginali.

Iniziano ad esserci profughi ambientali anche negli Stati Uniti. In Alaska gli Inuit sono forzati ad abbandonare alcui insediamenti perchè la fusione del permafrost sta minando le ofndamenta delle abitazioni e rende la costa più vulnerabile all’erosione.

(1) Il 9 maggio la concentrazione media giornaliera per la prima volta ha superato le 400 ppm (parti per milione) all’osservatorio di Mauna Loa, Hawaii. La CO2 oscilla stagionalmente e regionalmente a causa della diversa intensità della fotosintesi. Il trend globale di lungo periodo della CO2 ha comunque raggiunto 395 ppm.

In fuga dalla siccità in Kenya
Milioni di profughi ambientali In fuga dalla siccità in Kenya Dabaab, il più grande campo di rifugiati del pianeta Arrivo di profughi somali a Dabaab in fuga dall inondazioni in Somalia La scristà di acqua per tutti in Congo orientale Profughi in seguito a inondazioni in Indonesia Profughi da eorsione fluviale in Bangladesh Pescatori divenuti allevatori per innalzamento dei mari in Bangladesh Profughi inuit per la fusione del permafrost

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