Giardino botanico di Mentone, microcosmo dei tropici

Un giardino botanico riassume il mondo intero in pochi ettari di terreno: il suo fascino sta proprio in questo suo essere un microcosmo del nostro pianeta, ed è un fascino percepibile anche dai non esperti o appassionati di botanica.

Il giardino Val Rahmeh di Mentone (1), appena oltre il confine di Ventimiglia, offre in particolare uno sguardo sulla vegetazione dei tropici. Anzi si potrebbe quasi dire che qui i tropici sono reinventati: palme, bambù e piante acquatiche nelle vallette in ombra, agavi, cactus e altre piante succulente nelle zone aride esposte in pieno sole.

Il giardino merita di essere visitato non solo per i suoi splendidi fiori (nella foto in alto un ibisco, mentre nella gallery in fondo si possono ammirare, tra gli altri,  una dracena del Madagascar, un giglio africano, un loto delle Indie), ma anche per la sua collezione di piante alimentari. Per ognuna di esse (cacao, caffè, canna da zucchero, banana, agrumi) è fornita una bella mappa dei luoghi originari di coltivazione e della sua progressiva diffusione nei vari angoli del pianeta, ricostruendo in qualche modo la storia dell’umanità attraverso le piante.

Il giardino ha dato anche un importante contributo alla conservazione di una specie che si sarebbe altrimenti estinta: la sophomora totomiro dell’isola di Pasqua. Il suo piccolo tronco era usato dagli abitanti locali per intagliare statuette e oggetti cerimoniali. Il numero di esemplari si ridusse nel XIX secolo per il pascolo intensivo sull’Isola  al punto che rimase un solo esemplare, estintosi verso la metà del XX secolo (2). Per fortuna erano stati presi rami da quest’ultimo alberello, poi trapiantati nelle serre di varie università. Il giardino di Mentone è l’unico ad essere riuscito a fare riprodurre la sophora all’aria aperta.

(1) Rahmeh non è francese, ma nemmeno arabo; era il cognome maltese della moglie di lord Ratcliff, governatore dell’isola di Malta che acquistò la villa nel 1905 e iniziò a curare il giardino.

(2) Evidentemente gli indigeni dell’isola di Pasqua non avevano imparato la lezione


Splendidi fiori tropicali sulla Costa azzura

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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