Si è dibattuto a lungo sull’andamento delle temperature medie globali negli ultimi 15 anni; mentre alcuni climatologi si sono azzardati a dire che il global warming è in pausa, altri hanno spiegato il rallentamento della crescita delle temperature con un maggiore assorbimento di energia da parte degli oceani.
In realtà non sembra esserci quasi nessun rallentamento. Uno studio appena pubblicato sul Quarterly Journal of the Royal Meteorological Society, dimostra che il rallentamento del riscaldamento era semplicemente un artefatto dovuto alla mancanza di dati di temperatura in alcune regioni del pianeta poco accessibili, come i poli e le foreste equatoriali, pari al 14% della superficie totale.
Il gap dei dati ora è stato colmato in parte con interpolazioni da regioni vicine, in parte da dati satellitari. Il risultato, come si vede dal grafico in alto è che il trend di riscaldamento ricalcolato tenendo conto di tutte le aree del pianeta è pari a circa 11,8 centesimi di grado al decennio (linea spessa più inclinata) rispetto alla valutazione attuale di 4,7 (linea meno inclinata).
Si tratta di un ritmo di riscaldamento due volte e mezzo più rapido e questo valore ora è più in linea con il trend dei decenni precedenti. La zona artica è una di quelle in cui l’aumento di temperatura è stato più alto e non averne tenuto conto nei set di dati del MetOffice ha contribuito a sottostimare il fenomeno.
Nel video qui sotto ci sono alcuni ulteriori dettagli sul metodo utilizzato dai due ricercatori britannici.
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