I cambiamenti climatici non minacceranno solo gli approvvigionamenti alimentari (video in alto), ma anche quelle stesse forniture di energia fossile che sono alla loro origine.
A dirlo non è un’associazione ambientalista, ma un rapporto rivolto al congresso del serissimo Government Accountability Office degli Stati Uniti.
La filiera energetica americana mostra infatti grande vulnerabilità al global warming in tutte le sue parti:
(1) Estrazione. I 4000 pozzi di estrazione off shore nel Golfo del Messico (meà della produzione americana) sono a rischio per l’aumento degli uragani, dei venti forti, delle onde anomale e dell’erosione costiera. Gli uragani Katrina e Rita nel 2005 hanno danneggiato 100 piattaforme (vedi foto nella gallery) e oltre 400 oleodotti sottomarini. La mancanza. La siccità che colpisce sempre di più gli USA ridurra la capacità di raffinazione e di produzione di biofuel.
Il fracking necessita di enormi quantità di acqua che sta già rubando agli usi agricoli e civili nelle regioni più aride.
(2) Trasporto. Oleodotti e linee ferroviarie sono vulnerabili alle tempeste (Katrina danneggiò centinaia di oleodotti anche sulla terraferma), mentre i terminal marittimi del del carbone potranno risentire di allagamenti e innalzamento dei mari. La siccità ridurrà le possiblità di trasporto fluviale.
(3) Centrali elettriche. Le centrali termoelettriche e nucleari hanno vitale bisogno di acqua di raffreddamento (questo è già stato un problema per diversi reattori negli USA le scorse estati). Un quarto delle centrali sono in zone a moderato od alto rischio di siccità entro il 2030, mentre quelle sulle rive degli oceani sono vulnerabili ad allagamenti e uragani. In alcuni casi inoltre l’acqua di mare potrebbe essere troppo calda per garantire un raffreddamento efficace. La siccità naturalmente riduce anche l’output dell’idroelettrico.
(4) Distribuzione. Gli elettrodotti sono sensibili alle tempeste e agli eventi climatici estremi, come incendi e gelo (vedi gallery).
Conclusione: gli impianti di energia rinnovabile, fotovoltaico ed eolico, sono i meno soggetti a rischio, soprattutto se l’energia viene usata localmente e non trasportata su lunghe distanze.
Energia a rischio per i cambiamenti climatici [blogo-gallery id=”156996″ photo=”1-4″ layout=”slider”]
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