Una primavera e un’estate molto piovose, insieme all’infestazione di insetti alieni come la Aethina tumida, hanno dimezzato il raccolto di miele della stagione 2014, la più disastrosa degli ultimi decenni. Il -50% di miele prodotto ha portato a un aumento dei prezzi e a numerosi furti nelle campagne, dove i ladri hanno iniziato a sottrarre gli alveari lasciati dagli apicoltori in zone non sorvegliate.
I furti di arnie oltre a provocare un grave danno economico ai coltivatori, rischia di alimentare attività illegali che mettono in serio pericolo sia l’agricoltura che la salute pubblica. Si tratta di un problema che sta interessando un’altra eccellenza dell’agricoltura italiana: l’olio d’oliva con campi sotto controllo e carichi di olive costretti a viaggiare sotto scorta.
Dallo scorso 19 gennaio è diventata operativa l’Anagrafe delle api nella quale operatori delle Asl, aziende e allevatori possono comunicare una nuova apertura, specificare la consistenza degli apiari, il numero di arnie e le movimentazioni per le compravendite: la registrazione avviene sul portale del Sistema informativo veterinario accessibile dal sito del ministero della Salute.
Alla crisi del miele italiano ha fatto seguito un aumento del 17% delle importazioni dall’estero di miele naturale (dati Istat gennaio-settembre 2014). Risultato di questo trend è che ormai due barattoli di miele su tre, nei nostri negozi, sono di provenienza straniera: oltre un terzo dall’Ungheria, il 15% dalla Cina, il restante da Romania, Argentina e Spagna dove sono permesse coltivazioni Ogm che possono contaminare il miele senza che ve ne sia indicazione in etichetta.
Il miele prodotto in Italia (dove non sono ammessi gli Ogm) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria: se il miele è raccolto interamente nel nostro Paese deve esserci la dicitura Italia, nel caso provenga da più Paesi deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”. Per i mieli provenienti da Paesi extra-comunitari, la scritta deve essere: “miscela di mieli non originari della CE”. In Italia sono presenti circa 75mila apicoltori, con 1,1 milioni di alveari e un giro d’affari complessivo stimato in 70 milioni di euro.
Via | Coldiretti
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