
during the UEFA Champions League Quarter Final first leg match between FC Porto and FC Bayern Muenchen at Estadio do Dragao on April 15, 2015 in Porto, Portugal.
Per le squadre che giocano male a calcio l’alibi più inatteso arriva da uno studio compiuto dall’Institute for the Study of Labor di Bonn che ha scoperto una correlazione fra gli alti tassi di inquinamento e le pessime performance dei giocatori e delle squadre di calcio.
Più che dell’allenatore confuso o dei calciatori, più degli infortuni o della preparazione atletica, la colpa sarebbe dell’inquinamento atmosferico.
Per dodici anni, fra il 1999 e il 2011, i ricercatori dell’Institute for the Study of Labour di Bonn hanno preso in esame le prestazioni dei giocatori della Bundesliga e hanno rilevato una correlazione fra condizione fisica e inquinamento atmosferico.
Sono state analizzate tremila partite giocate in 32 stadi diversi da 1771 calciatori di 29 squadre della Serie A tedesca. Gli esperti hanno preso come parametro di riferimento il numero di passaggi di palla scoprendo come l’inquinamento vada a impattare moderatamente sul rendimento dei giocatori tra i 20 e i 50 microgrammi di PM10 per metro cubico d’aria e in modo consistente quando si superano i 50 microgrammi. Superata questa soglia la performance può scendere fino al 16%.
Se il livello delle polveri sottili sale dell’1%, il numero dei passaggi sarà ridotto dello 0,02%: la qualità delle performance, quindi, è inversamente proporzionale alla concentrazione di polveri sottili. A cambiare è anche lo stile di gioco: quando la concentrazione delle PM10 aumenta i giocatori tendono ad aumentare la frequenza dei passaggi lunghi.
Via | Institute for the Study of Labor