
TO GO WITH AFP STORY BY ELLA IDE - A general view shows the Ilva steel plant in Taranto on March 18, 2015. The site in Taranto in the Puglia region of southern Italy, which employs over 14,000 people, has been under special administration since 2013 when its owners, the Riva family, were accused of failing to prevent toxic emissions including carcinogenic particles from spewing out across the town. Italy's parliament approved on March 3, 2015 a government decree temporarily nationalising the country's loss-making Ilva steel plant, one of the most polluting in Europe, in the hope of finding a new owner. AFP PHOTO/ALFONSO DI VINCENZO
La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha messo formalmente sotto processo lo Stato Italiano con l’accusa di non avere protetto la vita e la salute di 182 cittadini di Taranto dagli effetti negativi sulla salute delle emissioni prodotte dall’Ilva.
A febbraio la Corte di Strasburgo aveva accettato il ricorso collettivo avente come oggetto la violazione, da parte dello Stato Italiano, degli obblighi di protezione della vita e della salute in relazione all’inquinamento prodotto dall’Ilva. Fra le accuse mosse allo Stato quelle di violazione del diritto alla vita e all’integrità psico-fisica, di omissione della predisposizione di un quadro normativo e amministrativo atto a prevenire e ridurre gli effetti dell’inquinamento e, infine, la violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare.
La decisione di oggi ribalta la decisione che era stata presa un anno fa quando la Corte aveva ritenuto inammissibile il ricorso di una donna che sosteneva il nesso fra la sua malattia e le emissioni dell’Ilva. Le prove presentate nel ricorso collettivo sono state ritenute tanto solide da far partire un procedimento contro lo Stato Italiano.
La notizia arriva proprio nel giorno in cui, dopo sei anni di indagini, avrebbe dovuto aprirsi il processo che vede 47 imputati, un migliaio di parti civili, più di 100 avvocati e una città di 200mila abitanti che si chiede se chi ha inquinato e chi ha permesso di inquinare verrà punito. Alla sbarra ci sono 44 persone fisiche (fra cui l’ex governatore Nichi Vendola) e 3 società (Ilva spa, Riva Fire e Riva Forni Elettrici). Il processo è slittato al prossimo 14 giugno per un errore formale.
Via | Corriere