
Allerta sulla salute, la previsione per i prossimi anni è spaventosa - ecoblog.it
La veggente giapponese torna a far parlare di sé con una previsione allarmante: nel 2030 un virus sconosciuto potrebbe scatenare una nuova emergenza sanitaria globale.
Negli ultimi mesi è tornata alla ribalta Ryo Tatsuki, illustratrice e sensitiva giapponese nota per aver previsto eventi significativi come il terremoto di Kobe del 1995 e l’arrivo di una pandemia globale nel 2020. Le sue parole sono ora al centro dell’attenzione per un’altra previsione, contenuta nel libro The Future I Saw, pubblicato nel 1999, in cui preannuncia la comparsa di un nuovo virus nel 2030. Secondo quanto riportato, il contagio sarebbe di origine sconosciuta, rapido nella diffusione e con un impatto potenzialmente più grave rispetto al Covid-19. Il clima di incertezza attuale, tra nuove infezioni e tensioni sanitarie internazionali, ha dato ulteriore risonanza a questa previsione, alimentando ansie, ipotesi e discussioni in rete e nei media tradizionali.
L’allerta sanitaria tra previsione e cronaca
Il nome di Ryo Tatsuki è tornato al centro del dibattito a causa del contenuto delle sue visioni raccolte nel libro edito nel ’99. Nel testo si fa riferimento a una grave epidemia nel 2030, con dinamiche simili a quelle vissute nel 2020 ma con effetti peggiori. Il dettaglio che ha colpito i lettori è la descrizione di una malattia “che si diffonde rapidamente, muta in pochi mesi e mette in difficoltà i governi mondiali”.
Non è la prima volta che la sensitiva viene associata a eventi reali: nel 1995 aveva indicato il mese del sisma che devastò Kobe, e venticinque anni dopo molti hanno riletto le sue parole vedendo un riferimento diretto alla pandemia da coronavirus. Da qui, la crescente attenzione verso le sue previsioni più recenti, ritenute da alcuni inquietanti coincidenze, da altri segnali da prendere sul serio.

Nel contesto attuale, alcune nazioni stanno registrando un aumento dei casi virali – non necessariamente legati a nuovi patogeni – ma l’opinione pubblica è già molto sensibile all’argomento. In particolare, in Paesi come l’India e alcune aree del Sud-est asiatico, le segnalazioni di focolai locali, unite a informazioni non sempre verificate, hanno contribuito ad alimentare il sospetto che qualcosa possa effettivamente accadere.
Nel frattempo, la comunità scientifica non ha rilasciato commenti diretti sul caso Tatsuki. Tuttavia, alcuni epidemiologi hanno ricordato che il rischio di nuove pandemie, causate da zoonosi o da virus mutanti, è reale, indipendentemente da visioni o profezie. Lo scenario disegnato da Tatsuki, insomma, non è impossibile dal punto di vista biologico, anche se manca ogni prova concreta che ne confermi la previsione.
L’effetto delle previsioni sul turismo e sulla percezione pubblica
A Tokyo, la diffusione delle profezie di Tatsuki ha già prodotto effetti tangibili. Alcune testate locali hanno riportato un calo nelle prenotazioni turistiche per il 2025, anno che la sensitiva ha collegato a un generico “evento catastrofico”. La pubblicazione di questi dettagli, amplificata dai social e ripresa da media internazionali, ha portato addirittura l’ambasciata cinese in Giappone a diffondere un comunicato rivolto ai cittadini residenti o in viaggio nel Paese, invitando alla cautela.
Il governo giapponese ha parlato ufficialmente di “voci infondate”, smentendo ogni rischio imminente e denunciando i danni d’immagine causati dalle notizie. Secondo alcuni esperti di comunicazione, il fenomeno mediatico scatenato da queste predizioni dimostra quanto la fiducia della popolazione sia fragile e quanto possa essere influenzata da figure percepite come carismatiche.
Il libro di Tatsuki, per quanto scritto in toni a tratti vaghi, è tornato in cima alle classifiche editoriali, complice l’interesse mediatico e le condivisioni virali. La parte in cui l’autrice prevede la nascita di una nuova forma di virus proprio dieci anni dopo il primo – ovvero nel 2030 – ha acceso riflessioni su cicli pandemici, errori del passato e timori sul futuro.
Tra realtà e suggestione, la figura della veggente si è trasformata in una sorta di simbolo del disagio collettivo. In tempi segnati da incertezze economiche, ambientali e sanitarie, le sue parole colpiscono non solo per i contenuti, ma per il modo in cui entrano nel dibattito pubblico, costringendo a fare i conti con una domanda che continua a tornare: siamo davvero pronti a un’altra emergenza?
La forza mediatica delle predizioni, soprattutto quando trovano sponda in un contesto storico incerto, dimostra come la paura, l’informazione e la suggestione siano elementi in grado di influenzare decisioni pubbliche e private. Se il virus del 2030 arriverà o meno, resta da vedere. Intanto, il timore ha già cominciato a circolare.