Dipendenze, disturbi, malattie, così è deciso il futuro dei tuoi figli: la scienza lancia l’allarme, si decide tutto nei primi 3 anni

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Secondo la Società Italiana di Pediatria, è nei primi due anni che si costruisce il benessere di tutta una vita. Ma cresce l’allarme per l’abuso di schermi già in età prescolare.
Durante l’incontro pubblico “Demografia, un patto fra generazioni” organizzato da Adnkronos Q&A, il pediatra Rino Agostiniani, presidente della Società Italiana di Pediatria, ha rilanciato un messaggio chiaro: il benessere di un individuo comincia molto prima della nascita. I cosiddetti primi 1000 giorni di vita, cioè dal concepimento fino al secondo compleanno, rappresentano una fase biologicamente delicata, ma ancora troppo trascurata dalle politiche pubbliche.
Salute e sviluppo nei primi due anni: il ruolo dell’ambiente e dell’epigenetica
Nel suo intervento, Agostiniani ha ribadito che in questo primo arco di tempo si formano le basi neurologiche, metaboliche e comportamentali di ogni persona. Non è solo una questione genetica: quello che accade tra la gravidanza e i primi 24 mesi di vita può lasciare tracce permanenti nella salute futura.
A determinare questi effetti è in larga parte il meccanismo dell’epigenetica, che regola quali geni si attivano o si spengono in risposta all’ambiente, all’alimentazione e alle esperienze. In pratica, vivere situazioni favorevoli o sfavorevoli in questa fase può cambiare il modo in cui il corpo risponde, nel tempo, al rischio di obesità, diabete, sindrome metabolica, ma anche a malattie neuropsichiatriche.

“Non siamo solo quello che ereditiamo, ma anche – e soprattutto – ciò che viviamo da subito”, ha affermato Agostiniani, sottolineando come spesso si intervenga troppo tardi, ignorando la prevenzione precoce. Secondo il presidente della SIP, serve un cambio di rotta: le strategie sanitarie devono iniziare dalla gravidanza, coinvolgendo genitori, pediatri e strutture sanitarie già prima della nascita.
Questa impostazione, già consolidata nella letteratura scientifica, resta ancora poco applicata in Italia, dove i programmi di prevenzione spesso iniziano quando il danno è già fatto. La richiesta è quella di spostare l’attenzione sanitaria dal trattamento alla costruzione attiva della salute sin dal primo giorno.
Emergenza schermi: bambini sempre più esposti a smartphone e tablet
Oltre alla prima infanzia, oggi l’altra grande minaccia per il benessere dei più piccoli è l’uso precoce e incontrollato dei dispositivi digitali. Smartphone e tablet sono ormai parte della quotidianità anche in età prescolare, ma secondo la SIP questa esposizione rappresenta una vera emergenza educativa e sanitaria.
Agostiniani ha lanciato l’allarme: il contatto costante con gli schermi può alterare lo sviluppo cognitivo e relazionale, favorendo passività, isolamento e ritardi nelle capacità sociali. I bambini più colpiti sono quelli che trascorrono ore davanti a contenuti iperstimolanti, senza l’interazione fisica e affettiva con gli adulti.
Le conseguenze, ha spiegato il pediatra, sono simili a quelle delle dipendenze da sostanze: ansia, depressione, perdita di contatto con la realtà, crisi identitarie. Tra i pericoli principali ci sono i social network, i giochi online e la pornografia digitale, che invadono lo spazio emotivo di bambini e ragazzi, spesso senza filtri né guida.
Per affrontare il problema, Agostiniani ha indicato tre regole fondamentali per l’uso degli schermi in età evolutiva: niente dispositivi sotto i due anni, massimo un’ora al giorno tra i 2 e i 5 anni, due ore al massimo dai 6 anni in su, con contenuti selezionati e supervisione adulta costante.
L’obiettivo non è vietare del tutto la tecnologia, ma usarla in modo intelligente, rispettando i tempi di maturazione del cervello e dando priorità a esperienze reali: gioco libero, interazioni affettive, attività motorie.
“La famiglia non può delegare questo compito alla scuola – ha concluso Agostiniani – ma deve diventare il primo esempio di uso sano e consapevole della tecnologia”. L’educazione digitale, secondo la SIP, deve essere una responsabilità condivisa: coinvolgere genitori, pediatri, insegnanti e operatori per costruire un ambiente sicuro e stimolante, fin dai primi anni di vita.
I primi 1000 giorni e la gestione consapevole della tecnologia rappresentano quindi due facce della stessa battaglia: costruire oggi le fondamenta per la salute di domani.