
Addio a molti computer (www.ecoblog.it)
L’aggiornamento è una vera e propria selezione tecnica che limita l’accesso al nuovo sistema operativo per molti computer.
Con l’avvicinarsi della scadenza del supporto a Windows 10 prevista per il 14 ottobre 2025, si apre un nuovo capitolo nella storia dei sistemi operativi Microsoft che rischia di lasciare indietro milioni di utenti. Windows 11, infatti, impone requisiti hardware stringenti che escludono automaticamente tutti i PC acquistati prima del 2018, una decisione che sta alimentando un acceso dibattito tra sostenitori della sicurezza e critici che parlano di obsolescenza programmata.
Windows 11: i requisiti che tagliano fuori milioni di PC
L’aggiornamento a Windows 11 non è semplicemente un passo avanti dal punto di vista software, ma una vera e propria selezione tecnica che limita l’accesso al nuovo sistema operativo. Tra le specifiche richieste da Microsoft figurano il supporto al chip TPM 2.0 (Trusted Platform Module), processori relativamente recenti (rilasciati dal 2018 in poi), e funzionalità avanzate come Secure Boot e l’istruzione SSE4.2.

Microsoft giustifica questi vincoli con la necessità di garantire una maggiore sicurezza e performance a livello di sistema, ma la realtà è più complessa. È infatti noto come sia possibile installare Windows 11 su macchine non ufficialmente compatibili attraverso modifiche tecniche non ufficiali, il che suggerisce che queste limitazioni siano più una scelta di marketing che un reale problema tecnico.
Questo approccio ha scatenato forti critiche e accuse di obsolescenza programmata, ovvero una strategia commerciale che induce i consumatori a sostituire dispositivi ancora funzionanti con nuovi prodotti per continuare a ricevere aggiornamenti e mantenere un’esperienza utente ottimale. Oltre all’impatto economico, questa politica rischia di avere conseguenze ambientali significative, aggravando il problema dei rifiuti elettronici.
Negli ultimi anni, Microsoft si è presentata come una delle aziende tecnologiche impegnate nella sostenibilità ambientale, promuovendo iniziative volte a ridurre l’impatto ecologico dei propri prodotti e servizi. Tuttavia, la scelta di escludere milioni di PC ancora perfettamente funzionanti da Windows 11 sembra contraddire apertamente questi valori.
La rottamazione forzata di hardware ancora efficiente non solo incrementa il volume di rifiuti elettronici – un problema ambientale già critico a livello globale – ma alimenta anche una dinamica di consumo sempre più accelerata e insostenibile. Si crea così un paradosso evidente: da un lato si sponsorizzano campagne green, dall’altro si implementano politiche che spingono verso l’acquisto continuo di nuovi dispositivi.
Gli utenti con PC pre-2018 si trovano oggi davanti a tre opzioni:
- Continuare a utilizzare Windows 10, consapevoli che dal 14 ottobre 2025 non riceveranno più aggiornamenti di sicurezza, esponendosi a rischi informatici crescenti.
- Installare Windows 11 forzando i requisiti hardware, con il rischio di incorrere in instabilità, mancanza di aggiornamenti ufficiali e potenziali problemi di compatibilità.
- Adottare sistemi operativi alternativi, come alcune distribuzioni Linux, che possono dare nuova vita a computer esclusi dal supporto ufficiale, offrendo sicurezza e aggiornamenti senza richiedere hardware di ultima generazione.