
L’evoluzione storica del petrolio e la sua importanza(www.ecoblog.it)
Una scoperta rivoluzionaria nel campo dell’energia potrebbe segnare una svolta epocale per il futuro del pianeta.
Dopo oltre un secolo di dipendenza dal petrolio, l’era del cosiddetto “oro nero” sembra destinata a tramontare, lasciando spazio a nuove fonti energetiche più sostenibili e pulite, in particolare l’idrogeno naturale.
Il petrolio è stato al centro dello sviluppo industriale e tecnologico globale fin dal XVIII secolo. Le prime tracce di questa sostanza, nera e viscosa, risalgono addirittura all’antichità, quando veniva estratta da giacimenti superficiali per usi rudimentali, come la preparazione di medicinali o l’illuminazione con lampade a olio. Un riferimento storico significativo si trova nell’Iliade di Omero, dove si parla del “fuoco perenne”, un’arma incendiaria a base di petrolio usata in battaglia, simbolo della sua importanza strategica anche nell’antichità.
Nel corso del Settecento, i giacimenti petroliferi della Birmania – oggi Myanmar – iniziarono ad essere sfruttati su scala industriale. Nel 1885, l’occupazione britannica di questa regione permise l’esportazione massiccia del petrolio, alimentando la crescita delle potenze imperiali e industriali dell’epoca. Da allora, il petrolio ha dominato il mercato energetico mondiale, condizionando economie, geopolitica e stili di vita.
L’idrogeno: il nuovo orizzonte energetico
Oggi, la comunità scientifica e industriale guarda con crescente interesse all’idrogeno naturale, un elemento che si genera costantemente nel sottosuolo terrestre grazie a particolari reazioni chimiche tra acqua e ferro in condizioni di ossidazione specifiche. Questo processo naturale produce idrogeno in quantità potenzialmente illimitate, rendendolo un candidato ideale per una fonte energetica pulita e sostenibile.
Mentre molti paesi hanno investito massicciamente nelle energie solare ed eolica, le ultime ricerche indicano che il sottosuolo potrebbe ospitare sacche enormi di idrogeno, soprattutto in zone caratterizzate da fratture tettoniche e presenza di acqua ricca di ferro. Si stima che il pianeta possa contenere fino a 150 trilioni di tonnellate di idrogeno; una quantità tale da soddisfare la domanda energetica degli Stati Uniti per centinaia di anni, considerando che appena un miliardo di tonnellate sarebbe sufficiente per un anno di consumo.
Tuttavia, l’estrazione dell’idrogeno naturale presenta sfide tecniche analoghe a quelle del petrolio, richiedendo tecnologie avanzate di trivellazione e perforazione. La differenza fondamentale rimane però la natura infinita e pulita dell’idrogeno, che non produce emissioni di carbonio, in netta contrapposizione con il petrolio, che è una risorsa finita e altamente inquinante.

La possibilità di sfruttare l’idrogeno naturale come nuova fonte di energia rappresenta una vera e propria rivoluzione green. Il passaggio dal petrolio a fonti energetiche rinnovabili e pulite è già in atto in molti paesi, ma la scoperta che il sottosuolo può contenere enormi risorse di idrogeno apre nuove prospettive di sviluppo industriale e ambientale.
Le compagnie energetiche stanno iniziando a esplorare questo nuovo settore, con investimenti mirati a sviluppare tecnologie per l’estrazione e l’utilizzo dell’idrogeno naturale. Si prevede che, nel medio termine, questa risorsa possa affiancare e in parte sostituire le energie solare ed eolica, offrendo una fonte stabile e continua di energia senza i problemi di intermittenza tipici delle altre rinnovabili.
La transizione energetica, dunque, non è più un’ipotesi lontana ma un processo concreto e urgente, spinto dalla necessità di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. L’idrogeno naturale potrebbe diventare il pilastro di un nuovo modello energetico globale, capace di coniugare crescita economica e tutela ambientale.