L’Europa vuole il 95% dei metalli dalle batterie entro il 2031: stiamo entrando nell’era del riciclo totale? - ecoblog.it
Nuove norme UE dal 2025 sul riciclo batterie: dati verificabili, target vincolanti e recupero obbligatorio di litio e cobalto entro il 2031.
Il 24 luglio 2025 segnerà una data importante per il settore del riciclo delle batterie nell’Unione europea. In quella giornata, infatti, entrerà pienamente in vigore un nuovo quadro normativo che punta a trasformare il modo in cui le batterie esauste vengono trattate e recuperate nei ventisette Stati membri. La Commissione ha adottato un atto delegato che fissa criteri dettagliati per misurare efficienza del riciclo e percentuali di recupero dei materiali strategici, con l’obiettivo di trattenere litio, cobalto, nickel e altri metalli preziosi all’interno della filiera europea. Una scelta che, già oggi, appare fondamentale in un contesto globale dove la domanda di materie prime cresce, i costi ambientali dell’estrazione sono sempre più evidenti e la transizione energetica richiede una disponibilità costante di elementi critici per auto elettriche, dispositivi elettronici e sistemi di accumulo.
La normativa non riguarda solo gli accumulatori delle vetture a zero emissioni. Il campo di applicazione include le batterie al piombo‑acido, quelle al litio, gli accumulatori al nichel‑cadmio e tutte le altre tipologie utilizzate nell’industria, nei sistemi domestici e nei dispositivi che impieghiamo ogni giorno, dagli smartphone ai piccoli elettrodomestici. Una rivoluzione che nasce da un’idea semplice: ogni batteria gettata senza un corretto recupero rappresenta una perdita economica e ambientale, una frattura nel percorso verso una economia circolare che l’Europa, almeno nelle intenzioni, vuole rendere concreta e misurabile.
Regole comuni e controlli più rigidi per evitare sprechi e dati non verificabili
La Commissione ha stabilito che tutti i Paesi UE dovranno utilizzare una metodologia unica per calcolare l’efficienza del riciclo e il tasso effettivo di recupero dei materiali. Finisce l’era delle autodichiarazioni poco comparabili, delle percentuali stimate in modo disomogeneo e delle interpretazioni nazionali. Da luglio 2025 chi ricicla dovrà fornire documentazione armonizzata, leggibile e verificabile dalle autorità nazionali, con valori misurabili e tracciabili lungo la filiera. Non a caso Bruxelles ha insistito sul principio dei “numeri chiari”: servono dati confrontabili per evitare concorrenza sleale, controllare il reale impatto ambientale e verificare che il materiale riciclato rientri davvero nel mercato.

La scelta arriva in un momento in cui la richiesta di materie prime critiche è in forte espansione. Lo sappiamo: ogni anno aumentano le immatricolazioni di veicoli elettrici, cresce il consumo di dispositivi elettronici e sale la domanda di sistemi per l’accumulo domestico e industriale. Recuperare litio, cobalto e nickel dalle batterie usate diventa quindi una strategia industriale prima ancora che ambientale. Bruxelles vuole ridurre la dipendenza dall’importazione di risorse provenienti da aree geopoliticamente instabili e, allo stesso tempo, presentare l’Unione come leader globale nella filiera verde.
I riciclatori dovranno raggiungere già entro il 31 dicembre 2025 standard minimi precisi: il 75% di efficienza per le batterie al piombo‑acido, il 65% per quelle al litio, l’80% per le batterie al nichel‑cadmio e almeno il 50% per ogni altra categoria. Target destinati a crescere entro il 2030, quando la quota salirà all’80% per gli accumulatori al piombo‑acido e al 70% per quelli al litio. Una serie di step progressivi, che non lascia margini a chi progettava di rimandare l’adeguamento tecnologico.
Recupero dei metalli critici e spinta tecnologica fino al 2031
Il regolamento punta non solo all’efficienza complessiva, ma anche al recupero puntuale dei metalli critici. Entro la fine del 2027, gli impianti dovranno dimostrare di recuperare almeno il 90% di cobalto, rame, piombo e nichel presenti nelle batterie trattate, mentre per il litio il livello minimo fissato è del 50%. E non è tutto: dal 2031 le percentuali saliranno al 95% per cobalto, rame, piombo e nichel e all’80% per il litio. Una traiettoria chiara, con tappe precise e obblighi stringenti che impongono investimenti in tecnologie più avanzate, impianti più efficienti e sistemi digitali di tracciabilità.
Questa cornice non nasce dal nulla. Le regole si basano sulle analisi del Centro Comune di Ricerca della Commissione europea (JRC), che ha pubblicato uno studio tecnico realizzato con esperti del settore e industria. Un lavoro mirato a definire parametri realistici ma ambiziosi, in grado di trasformare la gestione delle batterie da costo a risorsa strategica. L’Europa, già ora, guarda alle batterie usate come a un nuovo giacimento urbano, una “miniera” distribuita nelle città, nei depositi e nelle discariche, pronta a sostituire almeno in parte l’estrazione di materie vergini. Non a caso molti operatori parlano di un futuro in cui lo scarto diventa valore, e la sostenibilità si misura con dati reali, non con dichiarazioni di intenti.
Il prossimo triennio sarà decisivo. Industrie, impianti di trattamento e autorità dovranno coordinarsi per garantire un’applicazione uniforme delle norme, mentre i cittadini saranno chiamati a conferire correttamente le batterie esauste, parte finale ma indispensabile di una filiera che cambia volto. Un modello che, se funziona, potrebbe diventare riferimento internazionale in un settore sempre più strategico.
