L’Umbria e il monitoraggio costante dei PFAS: un modello di eccellenza -ecoblog.it
Nell’ambito di un crescente interesse nazionale verso la qualità dell’acqua potabile, una regione si conferma la migliore d’Italia.
Questo primato è frutto di un innovativo e rigoroso sistema di monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), che rappresentano una delle principali minacce ambientali e sanitarie legate alle acque potabili in Europa. Grazie a una collaborazione sinergica tra enti regionali e istituti scientifici, l’Umbria ha anticipato di anni gli obblighi normativi nazionali, posizionandosi come modello nazionale per la tutela delle risorse idriche.
Situata nel cuore verde d’Italia, la regione Umbria, con capoluogo Perugia e una popolazione di circa 852 mila abitanti, è la prima realtà italiana ad aver implementato un sistema continuativo e capillare di controllo dei PFAS nelle acque destinate al consumo umano. Queste sostanze chimiche, appartenenti alla famiglia dei composti perfluoroalchilici, sono note per la loro estrema persistenza ambientale e per la capacità di accumularsi negli organismi viventi, con potenziali effetti tossici e cancerogeni.
Attraverso un protocollo d’intesa firmato tra la Regione, Arpa Umbria, Auri e le aziende sanitarie locali, è stato avviato un piano di controlli periodici e doppi campionamenti, con analisi di laboratorio approfondite. Tale percorso, che anticipa la scadenza fissata dalla normativa nazionale al gennaio 2026, garantisce un controllo serrato e costante, incrementando la fiducia dei cittadini nella sicurezza dell’acqua distribuita dagli acquedotti pubblici.
Acqua del rubinetto più sicura e sostenibile rispetto a quella in bottiglia
Un dato sorprendente emerso dall’esperienza umbra è la maggiore sicurezza e affidabilità dell’acqua del rubinetto rispetto a quella confezionata in bottiglia. Mentre l’acqua imbottigliata può subire variazioni nella qualità e non è soggetta a un monitoraggio continuo, l’acqua potabile erogata nelle abitazioni è sottoposta a verifiche rigorose con parametri aggiornati e dati pubblici trasparenti.
Questa consapevolezza si inserisce in un quadro più ampio di sostenibilità ambientale, poiché la riduzione dell’uso di bottiglie in plastica comporta un minor impatto ecologico, riducendo sprechi e inquinamento. L’Umbria, con la sua strategia scientifica e ambientale, dimostra come la qualità dell’acqua pubblica possa essere un fattore chiave non solo per la salute pubblica, ma anche per la tutela dell’ambiente.

I PFAS (sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche) sono composti chimici sintetici utilizzati sin dagli anni ’40 in numerosi settori industriali grazie alle loro proprietà idrorepellenti, oleorepellenti e resistenti al calore, all’olio e alle macchie. Si trovano in prodotti di uso quotidiano come pentole antiaderenti, tessuti impermeabili, cosmetici, vernici, imballaggi alimentari e schiume antincendio.
Purtroppo, la loro elevata stabilità chimica li rende difficili da degradare nell’ambiente, con conseguente accumulo in suolo, acqua e organismi viventi. I PFAS sono stati associati a diversi problemi di salute, tra cui tumori, disfunzioni immunitarie, alterazioni del sistema endocrino, malattie della tiroide e ridotta fertilità. Recenti studi, come quelli condotti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), hanno indicato una soglia settimanale di sicurezza molto bassa per l’esposizione umana, sottolineando la necessità di un monitoraggio rigoroso e di interventi preventivi.
L’Umbria, grazie a un approccio scientifico rigoroso e all’istituzione di un portale informativo dedicato, fornisce ai cittadini dati aggiornati e accessibili sulla qualità dell’acqua, rappresentando un esempio virtuoso per tutto il territorio nazionale.
