Allerta in Italia, rilevate sostanze chimiche pericolose nel cibo più consumato: alto rischio per la salute - ecoblog.it
Lo studio del PAN Europe rivela la diffusione massiccia dell’acido trifluoroacetico nei prodotti a base di grano.
Una nuova indagine pubblicata da PAN Europe mette in luce un problema crescente e poco conosciuto legato all’alimentazione quotidiana. In 16 Paesi europei, su 66 prodotti a base di cereali analizzati, ben 54 contenevano residui di acido trifluoroacetico (TFA), una sostanza derivata dai pesticidi fluorurati, classificata tra le cosiddette sostanze chimiche eterne. Il dato preoccupante è che in molti casi le concentrazioni superano di oltre 100 volte i livelli medi dell’acqua del rubinetto, utilizzata nello studio come parametro di confronto. A preoccupare maggiormente sono i cereali da colazione irlandesi, seguiti da alcuni tipi di pane integrale belga e tedesco.
Cosa ha scoperto lo studio e perché si parla di contaminazione diffusa
Il rapporto, dal titolo Unseen and Unregulated, ha preso in esame un’ampia varietà di alimenti comuni: cereali per la colazione, biscotti, pasta, farina, pane e dolci tradizionali. In ciascun prodotto è stato cercato il TFA, un composto stabile, persistente e altamente solubile, capace di entrare nella catena alimentare e di accumularsi nel corpo umano.
I risultati mostrano che l’acido TFA è presente in oltre l’81% dei campioni analizzati, con una media di 78,9 µg/kg, ma con punte fino a 360 µg/kg nei cereali irlandesi. Secondo gli autori dello studio, ogni campione contenente TFA ha superato la soglia di 10 µg/kg, che viene utilizzata come valore guida precauzionale per sostanze tossiche per la riproduzione.

Questa soglia non ha oggi valore legale vincolante per gli alimenti, ma è stata usata per indicare un possibile rischio concreto. Il grano, secondo il rapporto, è il cereale che tende ad assorbire maggiormente il TFA, diventando così un canale privilegiato di esposizione. Pane, pasta e biscotti mostrano livelli costanti, mentre le varietà integrali sembrano contenere quantità leggermente più alte.
A lanciare l’allarme è Salomé Roynel, policy officer di PAN Europe, che invita l’Unione Europea a vietare subito i pesticidi PFAS in grado di rilasciare TFA e a introdurre limiti vincolanti per questo tipo di contaminazione negli alimenti. Non a caso, anche l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha avviato una consultazione pubblica per classificare il TFA come sostanza persistente, mobile e tossica per la riproduzione.
Quali sono i rischi per la salute e cosa chiedono gli esperti
Il TFA, pur non essendo sempre presente come molecola primaria, è il metabolita stabile della degradazione di vari PFAS, spesso utilizzati in agricoltura e nell’industria. È proprio per questa sua stabilità che viene definito una “sostanza eterna”. Una volta nell’ambiente, tende ad accumularsi in acqua e terreno, contaminando anche l’agricoltura e penetrando negli alimenti attraverso le radici delle piante.
Diversi studi tossicologici collegano l’esposizione al TFA a effetti sullo sviluppo fetale e sulla fertilità, oltre a possibili danni al fegato, alla tiroide e al sistema immunitario. Le prove dirette sugli esseri umani non sono ancora complete, ma già tre agenzie governative tedesche hanno chiesto la classificazione del TFA come tossico per la riproduzione (cat. 1B).
L’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha raccomandato in passato valutazioni specifiche per il TFA come metabolita di fitofarmaci, ma il quadro normativo resta incompleto. Secondo Angeliki Lysimachou, responsabile scientifica di PAN Europe, il problema maggiore è l’assenza di monitoraggio regolare: le autorità non controllano il TFA negli alimenti, né esistono limiti legali certi per la sua presenza.
Il report indica che l’esposizione a questa sostanza non arriva solo dall’alimentazione, ma anche dall’ambiente e dall’acqua. Bambini e donne in gravidanza sono considerati i soggetti più vulnerabili. Il rischio, secondo gli esperti, è legato non tanto alla singola dose, ma alla sommatoria giornaliera di esposizione attraverso tutte le fonti.
In questo contesto, il PAN Europe chiede l’introduzione urgente di: limiti massimi di residui più protettivi, monitoraggio obbligatorio del TFA negli alimenti e soprattutto il divieto definitivo dei pesticidi PFAS ritenuti responsabili principali della contaminazione.
Il messaggio rivolto alle istituzioni è chiaro: il TFA non è più invisibile. È misurabile, è diffuso e può essere ridotto solo con azioni normative coordinate e tempestive.
