Il borgo di pietra fermo nel 1200: un posto perfetto per una gita fuoriporta - Arnosto / Credits: Instagram @Unarondinenelmondo
Solo case, stradine e piazzette di pietra, immersi nel silenzio: in questo borgo italiano del 1200 il tempo sembra essersi fermato.
Nel cuore della Valle Imagna si nasconde un luogo dove sembra che il tempo si sia realmente fermato al XIII secolo: il borgo di Arnosto, una contrada incastonata a oltre 1.000 metri di altitudine, nel Comune di Fuipiano, con i suoi poco più di duecento abitanti.
Questo angolo di autenticità rurale offre un’esperienza unica, lontana dal caos moderno, dove pietra, silenzio e natura convivono in un equilibrio perfetto.
Arnosto, il borgo di pietra tra le montagne
Arnosto, spesso definito “il tetto della Valle Imagna”, è un piccolo nucleo di case in pietra con porte di legno e davanzali ornati da vivaci gerani, che si affacciano su una viuzza acciottolata. Il silenzio è interrotto soltanto dal suono dei campanacci delle mucche e dal mormorio dell’acqua che scorre nel lavatoio, restituendo un’atmosfera quasi sospesa nel tempo.
Un elemento storico di rilievo è rappresentato dalla presenza, fino al 1797, di una dogana veneziana, testimonianza della vicinanza alla frontiera tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Anche se studi recenti del Centro Studi Valle Imagna hanno localizzato con precisione la linea di confine in località Pioda, vicino Rota Imagna, un cippo in pietra spostato qui ricorda quell’epoca di confini e scambi tra due grandi potenze dell’Italia settentrionale.
L’architettura del borgo è un esempio straordinario di costruzioni rurali integrate nel paesaggio. Le abitazioni presentano caratteristiche uniche, come le porte a forma di “T”, dotate di un’apertura inferiore stretta per non far uscire gli animali e una superiore ampia per consentire il passaggio con le gerle o fascine legate alla sdirna. Particolarmente suggestivi sono i tetti in piöde, lastre di pietra calcarea tipiche della Valle Imagna, disposte in modo sovrapposto che permette una facile sostituzione in caso di danni.
Arnosto è suddiviso in tre agglomerati che un tempo ospitavano differenti classi sociali: la zona a nord, dove presumibilmente abitavano i veneziani con maggiori risorse e la Casa della Dogana decorata con affreschi. Quella a sud, dedicata alle famiglie di contadini con case a due piani e infine un più piccolo insediamento a nord-ovest, ormai quasi scomparso.

Passeggiando tra le viuzze si possono ancora scorgere dettagli storici come stemmi sopra le porte e tracce di antichi affreschi, che raccontano una quotidianità semplice ma ricca di tradizioni. Tra gli edifici spicca la Cappella dedicata a San Filippo Neri e San Francesco da Paola, costruita nel 1664 per volontà del parroco Don Carlo Bisoni. All’interno, la pala d’altare del 1665 attribuita a Francesco Quarenghi, nonno del celebre Giacomo Quarenghi, testimonia la qualità artistica legata al borgo.
Non mancano le leggende: la più nota è quella della strega Spadona, figura temuta nel Seicento per le sue presunte arti magiche. La sua morte, accompagnata secondo la tradizione da un temporale improvviso, è ancora oggetto di racconti locali, che affermano di sentire le sue urla nelle notti di luglio, trasportate dal vento tra le montagne.
Accanto alla visita di Arnosto, è consigliata l’escursione ai Tre Faggi, un luogo raggiungibile con il sentiero 579A del CAI, che si snoda attraverso un suggestivo faggeto e offre un panorama mozzafiato sulla Valle Imagna e sul massiccio del Resegone. Nonostante la perdita del faggio centrale a causa di una tempesta nell’estate 2024, il sito conserva un fascino particolare, arricchito da un altare dedicato alla Madonna circondato da pietre che ricordano i dolmen celtici, che ha valso al luogo il soprannome di “Stonehenge della bergamasca”.
