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Cicloturismo: in Italia pedalano in 130mila. Ma gli errori non mancano

L’impegno della Fiab non è sufficiente a creare un sistema cicloturistico degno dei Paesi del Nord Europa. Ecco perché ci vorrebbe una rivoluzione della ricettività alberghiera

L’impegno della Fiab non è sufficiente a creare un sistema cicloturistico degno dei Paesi del Nord Europa. Ecco perché ci vorrebbe una rivoluzione della ricettività alberghiera

La Fiab, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, ha diffuso i dati sul cicloturismo in Italia, in maniera più specifica quelli legati all’associazionismo, ai suoi 20mila soci distribuiti in 142 associazioni amiche della bicicletta che organizzano sul territorio italiano 4200 escursioni e viaggi che movimentano 130mila persone per un totale di 6.300.000 km percorsi. Fiab sottolinea anche come il 2013 sia stato un anno storico, il primo, dal dopoguerra a oggi, nel quale siano state vendute più bici che automobili.

Scomodare toni trionfalistici per questi risultati sicuramente positivi sarebbe sbagliato: vuoi perché la crisi ha rallentato pesantemente le politiche infrastrutturali, vuoi perché il nostro Paese continua a pagare un ritardo di decenni sulle norme del codice stradale a tutela delle categorie deboli.

I casi esemplari delle ciclovie dell’Alto Adige restano, purtroppo, un unicum. VenTo, il progetto di ciclabile che dovrebbe unire Venezia e Torino è fermo alla fase progettuale. Uno degli strumenti più utili per chi organizza un viaggio in bicicletta è la directory Albergabici che raccoglie 2.000 alberghi, b&b, agriturismi e strutture ricettive di ogni tipo che offrono servizi dedicati ai cicloturisti, come la possibilità di pernottare per una singola notte, trovare un ricovero coperto e sicuro per le biciclette e un kit per le eventuali riparazioni, un menu adatto all’attività fisica e una mappa dei migliori itinerari ciclabili della zona.

Per l’Italia il cicloturismo rappresenta senz’altro un segmento strategico da incoraggiare e sviluppare adeguatamente, attraverso una serie di politiche ad hoc, che tengano conto delle esigenze dei ciclo viaggiatori. Per questo motivo siamo da sempre impegnati in una forte attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione sui temi della mobilità sostenibile, del miglioramento della ciclabilità del territorio e dell’interscambio tra bici e altri mezzi di trasporto pubblici, per rendere l’Italia una meta sempre più competitiva e attraente per i tanti appassionati, anche stranieri, che sognano di organizzare il loro prossimo viaggio nel Belpaese, ovviamente in sella a una bici,

spiega Giulietta Pagliaccio, presidente FIAB.

Agli investimenti fatti nella rete infrastrutturale non sono, purtroppo, corrisposti investimenti di tipo strategico. L’elemento che rende difficile, se non impossibile, il cicloturismo itinerante nel nostro Paese è il malcostume di richiedere agli ospiti un minimo di due, tre o addirittura sette notti di pernottamento nei periodi di alta stagione. Una richiesta controproducente che vanifica ogni pianificazione a tappe, frustrando l’iniziativa dei privati e indirizzando i cicloturisti verso i (pochi) tour operator del settore. Il territorio italiano, fatto di un’infinità di città d’arte a breve distanza fra di loro, sarebbe ideale per questo tipo di turismo slow. Ma purtroppo il cicloturismo è un argomento che viene tirato fuori per fare green washing prima delle elezioni (politiche o amministrative, fa lo stesso), ma su cui nessuno ha mai voluto investire in maniera sistemica. E così Paesi con un decimo del nostro patrimonio artistico ci sorpassano pedalando a doppia velocità.

Video | Youtube

Foto © Getty Images

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