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Acqua all’arsenico, l’Ue verso la procedura d’infrazione

I Radicali Roma presentano un’esposto all’Unione Europea in merito alla presenza di arsenico nelle acque in molte zone del Lazio

Acqua all’arsenico.

Un tema caldissimo, nonostante sia costantemente tenuto sotto silenzio, per molti abitanti della Regione Lazio, alcuni dei quali si sono ritrovati diversi mesi fa con la potabilità revocata persino nelle abitazioni private, dopo che per anni si è innalzato il livello di arsenico previsto a norma di legge.

Un problema che, tra promesse della giunta regionale precedente e di quella attuale, tra le continue proroghe al rientro nella legalità per i comuni fuorilegge, le accuse reciproche tra istituzioni e le recenti decisioni del sindaco di Roma Marino, che ha revocato la potabilità per le acque dagli acquedotti ARSIAL (provenienti dal viterbese).

Persino l’OMS ha dichiarato il rischio per la salute pubblica ma nonostante questo l’ultima deroga, per alcuni comuni, è scaduta il 31/12/2012 e prevedeva un valore massimo di Arsenico pari a 20 µg/l.

Insomma, il problema arsenico nelle acque potabili è una delle tante problematiche gravi che la Regione Lazio si porta dietro da diversi anni, senza che nessuno abbia mai realmente tentato di risolvere il problema. Per questo motivo l’associazione Radicali Roma ha presentato una denuncia alla Commissione europea, chiedendo di intervenire:

“Nonostante siano passati ormai sedici anni dall’approvazione della Direttiva europea, in alcuni comuni del Viterbese si denunciano gravi ritardi nella realizzazione di impianti di potabilizzazione, tanto è vero che in diversi territori si registrano valori di arsenico molto più elevati dei limiti sopracitati. Ma non è stata solo la provincia viterbese ad aver subito notevoli ritardi negli interventi, tant’è che il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, il 21 febbraio del 2014, ha emanato l’ordinanza n. 36 avente per oggetto: «divieto di utilizzo dell’acqua proveniente dagli acquedotti rurali ARSIAL (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione in Agricoltura) per il consumo umano con particolare riferimento all’emergenza arsenico nelle more che siano collegati alla rete ACEA ATO2 S.p.A.». Tale ordinanza è conseguente all’effettuazione di apposite analisi da parte della ASL Roma C che hanno evidenziato che gli acquedotti di cui trattasi presentano acqua con caratteristiche chimiche e batteriologiche non adatte al consumo umano a causa del superamento dei valori di parametro prescritti di cui al D.Lgs 31/2001. […]
Questi sono solo alcuni dei motivi che, oggi, ci hanno spinto a presentare una dettagliata denuncia alla Commissione europea per i superamenti dei valori limite di 10 µg/l per l’arsenico.”

hanno recentemente dichiarato Massimiliano Iervolino, membro della Direzione nazionale di Radicali italiani, e Paolo Izzo, segretario dell’associazione Radicali Roma, motivando l’esposto in sede europea. La denuncia, presentata in sede europea l’11 giugno scorso, è stata accolta dalla Commissione europea, che il 25 giugno ha avviato un’indagine che porterà probabilmente ad una procedura d’infrazione.

Procedura che andrebbe ad aggiungersi, ricordano i Radicali Roma, alle 117 già in essere; non certamente edificante, come posizione, anche perchè la Regione Lazio si trova da tempo centro di vari procedimenti aperti in sede europea, alcuni finiti davanti la Corte di Giustizia europea.

Ci riferiamo in particolare agli impianti di trattamento rifiuti di Roma, alle discariche del Lazio dove sarebbero finiti rifiuti non trattati, gli scarichi di acque reflue in zone sensibili, le 218 discariche illegali di rifiuti tra le quali 32 dislocate nel Lazio.

Una regione, il Lazio, che a livello ambientale è completamente fuori norma: dai veleni nella Valle del Sacco all’acqua all’arsenico nel viterbese passando dai rifiuti di Roma all’eternit di Latina, non esiste provincia nella quale non vi siano situazioni di illegalità ambientale e di pericolo per la salute pubblica.

Questo nonostante i bei proclami della giunta Zingaretti, che a livello ambientale non si è discostata molto dalla scia della giunta Polverini, certamente non eccellente sotto il profilo della tutela della legalità e dell’ambiente.

“A dispetto di questo pericolo imminente – dovuto finanche a nuove indagini o a recenti procedure aperte da Bruxelles – quasi tutti fanno finta di niente. La Regione Lazio, intanto, sui temi legati all’ambiente, continua a essere parte in causa nelle accuse che l’Europa indirizza all’Italia. Fino a quando?”

spiegano in un comunicato i radicali Iervolino e Izzo.

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