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Rifiuti

Brebemi: Traffico di rifiuti nella realizzazione dell’opera? La replica dell’azienda

Torniamo sul caso scatenato dalle dichiarazioni del procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia Roberto Pennisi sul fenomeno dei rifiuti interrati durante la realizzazione della BreBeMi ospitando la replica dell’azienda.

Ci eravamo occupati qualche giorno fa del caso, sollevato da un approfondimento de Linkiesta a seguito delle dichiarazioni di Roberto Pennisi, procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia, rilasciate lo scorso 4 novembre di fronte alla commissione parlamentare d’inchiesta che si occupa delle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Abbiamo ricevuto una replica dalla SdP BreBeMi Spa che pubblichiamo di seguito e che respinge le accuse di Pennisi. Nella seconda parte l’azienda risponde anche a quanti (noi inclusi) hanno tenuto conto degli articoli di stampa che riferivano del contributo pubblico arrivato durante la costruzione della nuova arteria viaria:

Desta stupore l’affermazione resa dal sostituto procuratore nazionale antimafia Dott. Roberto Pennisi – sentito dalla commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse – secondo cui “l’unico scopo al quale fino a questo momento è servita la Brebemi è stato per interrare rifiuti”.

In ossequio alla verità e fermo restando che la dichiarazione è stata estrapolata da un contesto più ampio che fa riferimento a un sistema criminale che interessa l’intero territorio nazionale, sarebbe quantomeno opportuno rammentare che La Società di Progetto Brebemi ha subito le dannose conseguenze del presunto traffico illecito di rifiuti contestato al Sig. Pierluca Locatelli, amministratore di fatto della Ditta Locatelli Geom. Gabriele S.p.A., nell’ambito di un procedimento penale recante un capo di imputazione che, giova precisarlo, non ha nulla a che vedere con il reato di “associazione mafiosa”.

Sin dalle prime fasi del procedimento penale avviato nel 2011 nei confronti della ditta Locatelli – una delle oltre ottocento imprese coinvolte nella realizzazione dell’Opera e imputata nel predetto procedimento per una fornitura di materiale “non idoneo” – Brebemi S.p.A. è stata indicata come “persona offesa dal reato” e, pertanto, è del tutto estranea ai reati ipotizzati e anzi dagli stessi gravemente danneggiata.

La magistratura ha infatti accolto, nel dicembre 2011, la nostra richiesta di dissequestro delle aree non interessate dal conferimento del materiale fornito dalla ditta Locatelli. Conclusesi le operazioni peritali espletate nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dal GIP, nonché le necessarie attività di rimozione dei materiali e bonifica, con provvedimento dell’11 luglio 2012 è stato disposto il dissequestro totale e immediato, nonché la restituzione agli aventi diritto delle aree e dei tratti del costruendo collegamento autostradale. Il quantitativo dei materiali forniti dalla Ditta Locatelli, tra l’altro, riguardava appena lo 0,3% di quelli complessivamente utilizzati per la realizzazione del rilevato autostradale.

Brebemi S.p.A. si è inoltre costituita parte civile nel procedimento penale tuttora pendente, al fine di vedere soddisfatte le proprie pretese risarcitorie.

Appare quindi oltremodo non corrispondente al vero e fortemente lesiva dell’immagine della SdP Brebemi S.p.A., l’affermazione sopra richiamata.

Altrettanto lesiva è l’affermazione, riportata nell’articolo pubblicato, secondo cui “i costi dell’opera (levitati negli anni) sono stati in buona parte pagati dai contribuenti, alla faccia dell’opera finanziata dai privati”.

Una ulteriore precisazione si rende pertanto necessaria relativamente ai costi di realizzazione dell’Opera che, il 23 luglio 2014, a dimostrazione della bontà delle attività sino ad oggi espletate, è entrata in esercizio.

Ebbene, l’importo di Euro 2,4 miliardi non corrisponde al costo per la realizzazione dell’autostrada, rappresentando bensì il fabbisogno finanziario del progetto che include da un lato l’IVA (che “costo” non è), dall’altro gli oneri finanziari sostenuti durante la fase di realizzazione dell’Opera, il cui costo è di gran lunga inferiore a quello citato, essendo invero pari ad Euro 1,611 miliardi di euro così come previsto dalla delibera CIPE n. 42/2009 di approvazione del progetto definitivo.

Vengono quindi confusi concetti profondamente diversi.

Si consideri poi che il progetto ha previsto ben 120 milioni di euro per la realizzazione di opere di mitigazione ambientale, nonché la realizzazione e il rifacimento, a titolo di compensazione in favore degli Enti locali interessati dall’Opera, di oltre 30 chilometri di viabilità ordinaria che si sommano ai 62 chilometri di tracciato autostradale, talché il costo chilometrico è perfettamente in linea con i valori medi europei.

E’ inoltre ben noto che le risorse economiche sono state messe a disposizione dai nostri azionisti, nonché dai finanziatori attraverso appositi finanziamenti a condizioni di mercato, senza esborso alcuno a carico dello Stato.

In ordine ai dati di traffico richiamati nell’articolo, occorre considerare che l’attuale livello di traffico è da ritenersi più che soddisfacente alla luce sia della recentissima entrata in esercizio – è infatti opinione comune che occorrano diversi anni perché una nuova infrastruttura possa andare a regime – sia dell’attuale crisi economica che, evidentemente, condiziona negativamente il trasporto su gomma.

Non può inoltre trascurarsi l’assenza dei necessari collegamenti infrastrutturali che erano stati previsti all’epoca della progettazione dell’autostrada e che dovranno essere realizzati da soggetti estranei al nostro rapporto concessorio. Tale ritardo realizzativo, in buona sostanza, non può in alcun modo essere imputato alla SdP Brebemi S.p.A., in quanto attinente ad altre concessioni autostradali.

Altrettanto lesivo dell’immagine della SdP Brebemi S.p.A. è il riferimento all’esigenza di una specifica indagine sull’appalto che ha portato alla costruzione della Brebemi.

Basti al proposito considerare che l’infrastruttura è stata realizzata tramite apposito Contraente Generale individuato nell’ambito della compagine societaria della Concessionaria che, a sua volta, nel lontano 2003 ha ottenuto l’aggiudicazione della concessione previo esperimento di apposita procedura a evidenza pubblica (il 24 luglio 2003 è stata stipulata la Convenzione di concessione tra l’ATI Brebemi S.p.A. e l’A.N.A.S. S.p.A., poi approvata con Decreto interministeriale del 16 ottobre 2003 e registrata dalla Corte dei Conti il 31 agosto 2004).

La Società, peraltro, sin dalle prime fasi di realizzazione dell’autostrada risalenti al 2009, si è attivamente impegnata nelle attività di contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Conformemente alla delibera CIPE n. 42/2009 con cui è stato approvato il Progetto Definitivo dell’Opera, Brebemi ha infatti sottoscritto – congiuntamente al proprio Contraente Generale, alla Concedente CAL S.p.A. e alle Prefetture di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi – apposito Protocollo di legalità che, fermi restando gli adempimenti previsti dalla vigente normativa, ha introdotto ulteriori misure intese a rendere più stringenti le verifiche antimafia. Dall’avvio dei lavori a oggi, conseguentemente, ogni impresa che a qualunque titolo abbia partecipato ai lavori di realizzazione del collegamento autostradale, è stata oggetto di puntuali verifiche e controlli, anche attraverso l’acquisizione delle necessarie informazioni antimafia poi raccolte in apposita banca dati. Tali attività sono state rese possibili dallo stretto coordinamento con le forze dell’ordine che hanno sempre assicurato con la massima diligenza, tempestività e professionalità, ogni più ampio e necessario intervento.

Il Responsabile Affari Legali
Avv. Antonio Comes

Per quanto riguarda quest’ultima parte della rettifica ci teniamo a specificare un paio di punti:

I dati da noi citati, in verità anche in versione più “generosa”, sono stati ricavati dalla ricostruzione giornalistica pubblicata dal Corriere della Sera il 10 settembre 2014 e reperibili a questo indirizzo.

Ci scusiamo per aver parlato di “costi” quando parliamo della cifra dei 2,4 miliardi: confermiamo però che si tratta di 2,4 miliardi di “finanziato” per l’opera (di cui 800 milioni di oneri).

Come affermava a Finanza.com e Forex.borse.it Francesco Bettoni (presidente BreBeMi) il 5 luglio 2013: “la prima erogazione è appena intervenuta per un importo complessivo di 753, 256 milioni di euro, 600 dei quali da parte della Banca Europea degli Investimenti.Il restante ammontare dell’erogazione è avvenuta attraverso Cassa Depositi e Prestiti SpA e un pool di banche composto da Intesa Sanpaolo, Unicredit, Centrobanca adesso UBI, Mps Capital Services, Credito Bergamasco e con la presenza, in qualità di garante, di Sace.”.

Quindi è vero, i 2,4 miliardi di euro non sono stati finanziati integralmente dal “pubblico”, ma occorre precisare che la Cassa Depositi e Prestiti è una società partecipata all’80% dal Ministero del Tesoro e la BEI ha un capitale sottoscritto dagli Stati membri della UE, in diverse percentuali.

In ultimo, teniamo a precisare che non pensiamo (né abbiamo scritto, ci mancherebbe) della necessità di controlli antimafia o della possibilità di infiltrazioni mafiose in BreBeMi Spa e negli appalti della stessa, anche perché non abbiamo alcuna prova di infiltrazioni mafiose nella suddetta società.

[Foto | Flickr Maurizio Lupi]

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