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ECOLOGIA

Uranio impoverito: un militare italiano racconta le verità nascoste

Soldati senza protezioni nelle missioni in Medio Oriente

Lorenzo Motta è uno degli oltre tremila militari italiani ammalatisi per essere stati esposti all’uranio impoverito. Ecoblog – che nelle scorse settimane si era occupato dell’argomento riguardo alla situazione irachena e alla questione del poligono di Torre Veneri – lo ha intervistato. 

Tu ti sei arruolato nel 2002, poco più che ventenne. Puoi raccontarci a quali missioni hai preso parte e in quali Paesi? 

Sì, mi sono arruolato nel 2002. Le missioni da me effettuate sono state la Stanavformed (area mare Mediterraneo) con soste in Turchia, Grecia, Tunisia, Francia, Portogallo e Spagna occupandoci dell’antiterrorismo; la SNMG2 sotto l’egida della Nato, con la stessa operazione della precedente, ma sostando inoltre ad Algeri e Casablanca; la Enduring Freedom per la pacificazione del territorio afghano con zona di pattugliamento del mare arabico, subito dopo il canale di Suez. In quella missione ci siamo occupati anche di campagne umanitarie e contrasto alla pirateria sostando a Djbouti, al confine con Somalia, Bharein, El Manahma, Dubai, Salalah e Muscat.

In quale circostanza ti sei accorto che l’esercito italiano non utilizzava le stesse precauzioni dei corpi militari stranieri? 

Ci trovavamo a Djbouti per effettuare una campagna umanitaria ad un centro ecclesiastico italiano che si occupava di bimbi malati. Mentre i nostri alleati andavano protetti con maschere monofiltro e tute specifiche, noi italiani, a causa delle alte temperature, andavamo in calzoncini, maglia a maniche corte e scarpe in tela come un gruppo di boyscout.

Qual è stato il tuo iter terapeutico?

Mi sono sottoposto a 8 cicli di chemioterapia e a 35 sedute di radioterapia. Proprio in quel periodo ho saputo che sarei diventato padre. Questa notizia mi ha dato la forza per reagire e combattere contro la malattia. Un giorno, qualche tempo dopo la diagnosi, i carabinieri mi hanno consegnato una lettera della marina militare nella quale mi veniva notificata la riduzione del 50% dello stipendio per i successivi tre mesi e, dopo quella scadenza, la totale cessazione dei pagamenti a causa della non idoneità al servizio. È stato un momento difficilissimo: non avevo più i soldi necessari a pagare l’affitto e nemmeno quelli per pagare le visite mediche di mia moglie. Lo stesso giorno della nascita della mia primogenita, il 15 ottobre 2006, sono dovuto partire per Taranto dove, stranamente, ho superato la visita per diventare militare in servizio permanente effettivo. Successivamente sono stato nuovamente visitato ad Augusta e sono stato dichiarato non idoneo al servizio e congedato senza alcuna percentuale di invalidità.

E poi cosa è successo?

Nel novembre del 2008, arrivato l’impiego civile al Ministero della Difesa, mi sono visto costretto a chiedere delle trattenute per far fronte ai debiti che avevo contratto durante la malattia. Una volta trasferitomi in Piemonte, nel luglio 2010, ho ricevuto una comunicazione del Comitato di verifica per le cause di servizio nella quale mi si diceva che la malattia non era stata causata da fatti di servizio.  A quel punto ho spedito i miei campioni biologici al centro Nanodiagnostic di Modena: la mia biopsia ha evidenziato nanoparticelle di tredici diversi metalli nel mio corpo, nanoparticelle con le quali devo e dovrò convivere.

Quali altre azioni ha intrapreso?

Nel 2011 ho fatto richiesta di inclusione fra le vittime per il dovere alle quali va riconosciuto un vitalizio commisurato al grado di invalidità. Il 25 gennaio 2012 ho esposto il mio caso in Senato e mi è stato detto che ci si sarebbe occupati di questa questione. Attualmente attendo la fissazione dell’udienza al TAR Lazio, affinché venga annullata la valutazione che svincola la mia malattia dal rapporto di causalità con le missioni alle quali ho preso parte, ma c’è un cambiamento sull’evoluzione della definizione di vittima del dovere. Convocato dall’Ospedale militare di Torino per sottopormi a una visita, ho portato con me i documenti inerenti il mio linfoma e i documenti inerenti la contaminazione. Seduto davanti alla commissione, il Presidente ha preso i miei documenti e ha rifiutato la relazione che parla della contaminazione, dicendomi che Roma aveva richiesto di quantificare la percentuale d’invalidità solo sul linfoma e non sulla contaminazione affidandomi il 23% d’invalidità. Trasmesso il verbale dove viene citata la mia invalidità a Roma area SBA (Speciali Benefici Assistenziali), la stessa inoltra il tutto al Comitato di Verifica per l’azione di competenza. Purtroppo, appena tre giorni fa, ho saputo che lo stesso comitato si è espresso in maniera negativa in merito alla concessione dello status di vittima del dovere.

Sei entrato in contatto con altri militari ammalati? 

Sì, conosco ragazzi affetti da patologie oncologiche ai quali comunico la mia esperienza affinché non cadano negli stessi errori burocratici.

Sei stato in grado di capire dove sia avvenuta la contaminazione?

Ormai non si parla più di zone ma di intere aree contaminate e, sinceramente, la cosa che mi preoccupa è che anche in Italia si siano scoperte zone altamente contaminate come, per esempio, i poligoni della Sardegna. Sinceramente non ho la più pallida idea di dove possa essere avvenuta la mia contaminazione essendo un ex militare della Marina militare e sapendo che, ultimamente, nei fondali marini dell’arsenale di La Spezia sono stati trovati elementi tossici. 

Voi che tipo di protezione utilizzavate?

Noi militari Italiani nelle missioni all’estero non avevamo nessun tipo di protezione, eravamo solo delle persone mandate allo sbaraglio, senza nessuno che si preoccupasse della nostra salute. Eravamo totalmente inconsapevoli dei rischi che stavamo correndo.  Tanto per fare un esempio ricordo che le guardie sottobordo delle forze alleate avevano i normali giubbotti antiproiettile, noi, invece, ci limitavamo ai giubbotti antischeggia. 

Come procedono le cause di servizio dei militari ammalati?

Ultimamente un mio carissimo amico di Bari, al quale ho dato molti consigli per non essere infarinato dalla burocrazia e dalle istituzioni, ha saputo che gli è stata concessa la dipendenza da causa di servizio… Non basta: sono troppi i casi dimenticati e rifiutati dai tribunali militari, a differenza dei tribunali civili, che concedono risarcimenti che vanno dai 545mila ai 1,4 milioni di euro. 

Secondo te l’Uranio Impoverito viene ancora utilizzato nei conflitti in corso? 

Spero realmente che non si sia fatto più uso di Uranio Impoverito ma le notizie parlano di un’agente ancora più tossico dell’uranio denominato torio.

Recentemente si è parlato del ritrovamento di bossoli tossici nel poligono di Lecce. In passato aveva fatto discutere il poligono di Salto di Quirra, voi militari che informazioni avevate sulle armi utilizzate nei poligoni? Avevate notizie sull’utilizzo di munizioni all’uranio impoverito?

Essendo un militare della marina non frequentavo molto i poligoni, ma ti posso garantire che quando facevamo imbarco munizioni sulle unità navali mai nessuno ha parlato di uranio, tanto da farci imbarcare questi grandi bossoli con le mani protette soltanto da guanti in lattice.

Foto © Getty Images

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