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ECOLOGIA

Taranto, fumi dalle cockerie dell’Ilva

Peacelink denuncia fumi dalla cockeria di Ilva. Intanto il gip autorizza la vendita, vincolata, dei prodotti finiti: Ilva sbotta

Secondo una denuncia che verrà presentata da Peacelink alla Procura della Repubblica di Taranto, la notte del 24 febbraio è stata una notte di attività intensa dentro le acciaierie Ilva del capoluogo pugliese, come documenta questo video: il filmato, definito

impressionante

dallo stesso autore del video, Luciano Manna.

Secondo Peacelink le

emissioni fuggitive

notturne si sono sollevate dal reparto cockeria.

Le emissioni fuggitive del 24 notte sono piuttosto evidenti nel filmato divulgato dall’associazione e Alessandro Marescotti, Presidente di Peacelink, in un comunicato chiede delucidazioni; innanzitutto se

siano state quantificate le polveri, gli Ipa e il benzene che si sono riversati sui lavoratori e sulla città con queste emissioni fuggitive e sopratutto se il garante dell’applicazione Aia disponga di tali dati

scrive Marescotti rivolgendosi a Vitaliano Esposito, garante Aia, chiedendo oltretutto se il garante stesso possa assicurare che le emissioni dalla cockeria siano non nocive e, in ultimo

se possa pertanto certificare, persistendo emissioni fuggitive di tale evidenza, che sia stata assicurata l’immediata esecuzione di misure finalizzate alla tutela della salute e alla protezione ambientale come dichiara in premessa la legge 231/2012.

Sulla base della prima Aia le prescrizioni del monitoraggio delle emissioni fuggitive dovrebbe già essere operativo e funzionante, auspicabilmente con dati accessibili ma per quello ci vuole pazienza. Nel frattempo, alla fine della scorsa settimana, il gip di Taranto Patrizia Todisco ha autorizzato i custodi giudiziari di Ilva a procedere alla vendita dell’acciaio sequestrato dal novembre scorso.

Il ricavato, ingiunge Todisco, va versato in un conto corrente bloccato e riservato ai magistrati in attesa che una futura sentenza, è l’auspicio della procura, ne vincoli a sua volta la spendibilità all’attuazione dell’Aia.

Ilva questa mattina ha presentato ricorso, appellandosi ad una norma, inserita nella legge 231 del 2012 ‘salva-Ilva’, che prescrive il diritto all’esercizio di impresa ed al libero commercio dei beni sequestrati ma non solo; l’azienda lamenta una violazione del diritto di procedura penale, relativo alla conservazione dei beni sequestrati: il pronunciamento della Corte Costituzionale sui prodotti sequestrati è ormai imminente, fa presente Ilva, ed avendo atteso, la procura di Taranto, oltre due mesi e mezzo prima di autorizzarne la vendita (vincolata), a questo punto l’azienda pretende, non a torto, di attendere il pronunciamento della Corte (che, auspica la proprietà dell’acciaieria, non vincolerà il ricavato della vendita alle bonifiche Aia).

E’ un braccio di ferro infinto: da un lato il potere della magistratura che sequestra, dissequestra, vende e compra a piacimento, cosa intollerabile in un “libero mercato”, e dall’altra un’azienda “criminale” alla quale è stato permesso di inquinare liberamente per decenni, senza che nessuno ne controllasse realmente la pericolosità, solo ed unicamente per la logica del profitto.

Via | Peacelink
Foto | Luciano Manna – via Peacelink

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