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Inchiesta Ilva di Taranto, il sindaco Stefàno non si dimette e contrattacca

Le dimissioni per il coinvolgimento nell’inchiesta sull’Ilva “Ambiente Pulito” del sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, attese ieri mattina in un Consiglio comunale cui il sindaco non ha partecipato, non ci saranno: è stato il diretto interessato a dichiararlo ieri alla Gazzetta del Mezzogiorno.

Era atteso ieri in Consiglio Comunale, e a dirla tutta erano attese anche le sue dimissioni, il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno: dopo le notizie stampa sulla proroga delle indagini preliminari nei suoi confronti nell’ambito dell’inchiesta su Ilva denominata “Ambiente svenduto” per omissione in atti d’ufficio ed abuso d’ufficio erano in molti ad attendere Stefàno al varco.

Attesa inutile, visto che ieri mattina Stefàno, in Consiglio comunale, non solo non si è visto, ma non si sono viste nemmeno le sue dimissioni:

Sarebbe una follia dimettersi. Per Taranto, il commissariamento sarebbe una pietra tombale. […] Ho ricevuto tante, tantissime, dimostrazioni, molte testimonianze di affetto, da amici, persone del mondo della scuola. Mi hanno invitato a non mollare e ad andare avanti nel rispetto del mandato ricevuto dagli elettori che mi hanno confermato la loro fiducia. In questo momento, l’arrivo di un commissario prefettizio per Taranto sarebbe la pietra tombale

Con queste parole, nella serata di ieri, 12 ore dopo il mancato Consiglio, il sindaco di Taranto ha spiegato la sua posizione alla Gazzetta del Mezzogiorno: niente dimissioni, resta alla guida della città più martoriata d’Italia sul piano ambientale.

Secondo le indiscrezioni stampa (non è infatti ancora chiaro se il sindaco abbia ricevuto o meno l’avviso di garanzia) le accuse mosse al sindaco sarebbero di omissione in atti d’ufficio ed abuso d’ufficio: questi i capi d’imputazione che sarebbero stati ravvisati dal gip tarantino Patrizia Todisco. Accuse che Stefàno respinge al mittente; è battagliero il sindaco con la pistola, determinato a non mollare di un centimetro, per il bene della città: parla di un “conforto” della cittadinanza che lo rende risoluto, investito forse di un’aura ancora più forte dopo il discorso alla Camera del neo-Presidente del Consiglio Letta, che nomina solo Taranto e l’Ilva nel suo discorso programmatico:

E’ chiaro che episodi come quello dell’ILVA di Taranto non sono più tollerabili.

queste le parole di Enrico Letta ieri alla Camera dei Deputati. Stefàno, con la fiducia incassata e la citazione del casus Taranto del Presidente del Consiglio, torna così all’attacco:

Chi sa di legge mi dice che sarebbe una follia dimettersi . Anzi, poco corretto dimettersi per questo. Mi ha fatto male che dei non addetti ai lavori abbiano pensato che io fossi corrotto. Eppure, nasce tutto da un esposto fatto da Condemi. Sì, mi sono sentito ferito su un argomento per il quale io mi sono battuto. Sono stato il primo a far pagare le tasse all’Ilva e sono stato il primo sindaco a presentare un esposto per accertare eventuali correlazioni tra l’incremento delle patologie tumorali e la presenza industriale.

Ha fatto spalle larghe in sindaco: i prossimi sei mesi di indagine e di amministrazione saranno cruciali per comprendere la reale natura del suo operato, ma altrettanto cruciali nell’anamnesi e nella messa in pratica nelle politiche industriali ed ambientali che traghettino Taranto in acque più sane; le bonifiche, la messa a norma ed in sicurezza dell’impianto siderurgico, la tutela dell’occupazione e dell’ambiente si dovranno conciliare necessariamente con i diritti civili ed umani violati dei cittadini di Taranto, gli ultimi della Puglia, gli ultimi dell’Italia.

Via | La Gazzetta del Mezzogiorno
Foto | Brindisi Report

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